A distanza di oltre sei mesi, l’ipotesi cinese per il futuro della Roma sembra tramontare. Almeno questa è la sensazione che si respira negli ambienti di Unicredit. Gli ultimi colloqui tra l’Istituto di Piazza Cordusio e i rappresentanti di Cheng Feng, partiti lo scorso autunno, risalgono a un paio di mesi fa ormai.
Affare da congelare. L’imprenditore cinese, che vanta un patrimonio consolidato di circa 45 miliardi con partecipazioni nel settore turistico, in compagnie aeree e alberghi, aveva chiesto di congelare l’affare in quanto impegnato in altri progetti più urgenti. Una richiesta che non suonava come un addio. Però, da allora, di Chen Feng e dei suoi uomini si sono perse le tracce. In ques’ottica va letta la dichiarazione rilasciata dall’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, a Lisbona lo scorso 24 maggio in occasione della finale di Champions League. “Mi sembra che la pista cinese si sia raffreddata – ha rivelato Ghizzoni -. Non mi sembra più all’ordine del giorno. E noi non vogliamo vendere a tutti i costi. Non abbiamo alcuna urgenza. Verificheremo, se e quando, se cedere l’intera nostra quota o tenerne una parte. Non abbiamo ancora deciso”.
Prezzo da rivedere al rialzo. Parole che offrono un’ulteriore chiave di lettura. Chen Feng puntava, come emerso a novembre, a una quota del pacchetto di minoranza della Neep Roma Holding (proprietaria del 78% del club), in mano a Unicredit. In base agli accordi che nel 2011 hanno portato all’ingresso della cordata Usa oggi guidata d James Pallotta nella As Roma, Unicredit poteva trasferire le propri azioni entro il 21 marzo 2012 a uno o più investitori italiani che avessero ottenuto il gradimento degli americani. Scaduto questo termine, la banca ha potuto guardare anche fuori dall’Italia. Da qui l’offerta della Hna di Feng su un 20/25% del pacchetto di minoranza di Neep in mano a Unicredit (pari complessivamente al 31%) con un esborso potenziale tra i 40 e i 50 milioni. Tra ottobre e novembre, infatti, le azioni della Roma quotavano intorno a 1,6/1,7 euro.
Si era studiata anche della possibilità che i soci cinesi e la banca blindassero le loro partecipazioni in una newco che avrebbe il 31% della holding. Lo stesso Pallotta che aveva incontrato emissari di Chen Feng era sostanzialmente favorevole all’accordo.
A questo punto, però, è Unicredit a riconsiderare l’affare. Il titolo giallorosso ha risentito negli ultimi sei mesi di un deprezzamento di quasi il 18% (ieri valeva 1,124), ma nei 12 mesi ha offerto una performance del +127%. E soprattutto il valore del club giallorosso rispetto alla situazione di sei mesi fa è cresciuto. Da un lato la qualificazione diretta in Champions porterà in cassa almeno 30 milioni e darà ossigeno a un bilancio di per sé non floridissimo. Dall’altro lato, ci sono i passi in avanti compiuti sul progetto stadio di proprietà con la recente presentazione anche del piano di fattibilità al comune di Roma (che adesso ha 90 giorni per rispondere). Non c’è più fretta insomma, e il “prezzo” per un’eventuale cessione è oggettivamente cresciuto. Due elementi che certo non contribuiscono a riattirare Chen Feng. A meno di clamorose sorprese.