“Puma non può fare nessuna formazione, cosa cominciamo a farneticare…“. Il neo presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ieri ha replicato così a Tutti Convocati su Radio 24 ad alcuni commenti critici sulla partecipazione di uno sponsor all’ingaggio del nuovo ct, Antonio Conte. “I grandi sponsor non hanno queste velleità. Conte è indipendente assolutamente, sceglierà chi vuole e non ci sarà alcuna pressione – ha detto Tavecchio -. Avevamo bisogno di un tecnico importante e l’abbiamo preso“.
In effetti, a più di un osservatore le modalità dell’ingaggio dell’ex allenatore della Juventus, tri-campione d’Italia, ha fatto storcere il naso. Tra le altre cose si è parlato di uno stipendio eccessivo, di vantaggi fiscali dell’operazione e di potenziali conflitti d’interesse originati dagli sponsor tecnici dei calciatori.
Partiamo dai fatti (e dal comunicato della Figc). Antonio Conte sarà il nuovo commissario tecnico della Nazionale fino agli Europei del 2016 (in linea peraltro con la durata “naturale” della presidenza Tavecchio). Oltre a questa carica Conte assumerà nell’ambito del “progetto di formazione dei nuovi calciatori azzurri attraverso i centri di formazione federale“, il ruolo di “coordinatore delle squadre giovanili, posizione già ricoperta da Arrigo Sacchi“.
Il comunicato precisa che il contratto tra la Figc e Antonio Conte prevede un “compenso allineato ai costi della precedente gestione” e con tre bonus: due semplici da raggiungere ancorati alla qualificazione a Euro 2016 e al miglioramento del ranking Fifa di almeno 5 posizioni (attualmente l’Italia è quattordicesima) e un terzo più difficile legato alla partecipazione alla finale di Euro 2016.
Di che cifre parliamo e chi pagherà? Su questi aspetti il comunicato è meno generoso di dettagli. Dice solo che “la Figc ha definito i termini di un nuovo rapporto di partnership commerciale con alcuni dei propri sponsor con termini assai innovativi per la internazionalizzazione del marchio Figc e la valorizzazione della Nazionale, e che prevedono anche l’utilizzazione dell’immagine del nuovo C.T. come testimonial, rendendo così possibile l’intera operazione“.
Sappiamo tuttavia che Conte percepiva alla Juventus 3,5 milioni netti a stagione (pari a un lordo di circa 7 milioni), mentre l’ex ct Cesare Prandelli aveva un contratto di 1,7 milioni netti (3,2 lordi). La trattativa Tavecchio-Conte avrebbe portato a un accordo complessivo che prevede un compenso minimo, inclusi i bonus facili, analogo a quello percepito alla Juventus di 3,5 milioni. La Figc pagherà una cifra vicina al tetto massimo che si è imposta (1,6/1,7 milioni, vale a dire di quasi 3,2 milioni lordi), mentre la somma restante di poco meno di 2 milioni netti all’anno sarà coperta dagli sponsor, con Puma in prima fila (per assicurare i quali occorrerà una spesa pari al doppio). Per il biennio 2014-16 si tratta perciò di un esborso totale da parte di Figc e sponsor che si avvicina ai 14 milioni. Una cifra in qualche modo dettata dal mercato e ragionevole sia nell’ottica del doppio incarico assunto da Conte, sia della “leva” commerciale che una Nazionale vincente può rappresentare per l’intero movimento calcistico del Paese.
L’intervento degli sponsor per finanziare l’ingaggio del ct di una Nazionale non è una novità all’estero e deriva, in particolare per la Puma che ha un contratto con la Nazionale fino al 2018, dalla necessità di salvaguardare gli investimenti compiuti e programmati. La Figc incassa, infatti, da sponsor e pubblicità circa 40 milioni all’anno, un terzo del budget totale che mediamente è intorno ai 150 milioni ed è costituito dal contributo Coni (circa 60 milioni) e da altre entrate frutto di diritti tv e botteghino. La Federazione ha siglato, anche in vista dei recenti Mondiali, intese con Tim, Compass, Fiat (che sono i tre top sponsor), Uliveto, Dolce e Gabbana, Generali, Pai, Nutella, Alitalia e Garnier Fructis. Quasi tutte scadono a fine anno e l’operazione rilancio e il connubio con Conte si spiegano anche con la speranza di non perdere questi partner commerciali e di coinvolgerli semmai in nuove iniziative di marketing sfruttando il brand “Italia”.
Dal punto di vista fiscale, infine, Conte non avrà particolari vantaggi (a parte il fatto che avrà assicurato un ingaggio “netto”), nel senso che sia lo stipendio che la remunerazione per la cessione dei diritti d’immagine sono tassati secondo le ordinarie aliquote Irpef. Per la Puma, che ha chiuso l’ultimo trimestre in rosso ed da poco firmato un contratto pluriennale con l’Arsenal da 38 milioni a stagione, invece si tratta di uno sforzo minimo (1,5/2 milioni di euro, imposte escluse) a tutela di un investimento importante e che rappresenta comunque un costo deducibile destinato a ridurre l’imponibile dell’azienda nella Penisola, quindi doppiamente utile sotto il profilo economico. Un discorso che vale anche per gli altri sponsor che si accoderanno alla “cordata” pro-Conte.