Lo stadio della Roma ha dunque avuto il riconoscimento del pubblico interesse ma sulla questione della proprietà c’è una certa discrasia tra le dichiarazioni degli esponenti politici romani (in particolare del Pd e dell’assessore Caudo) che hanno commentato a caldo il sì della giunta e quanto si legge sul sito del Comune.
“Lo stadio è della Roma, è di proprietà della Roma: la cosa che teniamo a garantirci è che lo stadio sia legato in maniera indissolubile all’As Roma”. Ha dichiarato infatti l’assessore all’urbanistica, Giovanni Caudo. “La condizione è fare in modo che l’utile di quest’opera, parte degli utili extra-stadio, vadano a favore del club giallorosso tramite una joint venture. E’ prevista una clausola in caso di rottura di questo legame: rimarrà alla Roma per 30 anni, la società avrà il diritto di prelazione sull’impianto”.
Dunque, joint venture con As Roma comproprietaria dell’impianto, diritto di prelazione in caso di cessione delle quote restanti e superamento del modello “affitto”.
Sul sito del Comune capitolino si legge invece: “Lo stadio rimarrà in uso permanente alla A.S. Roma per tutta la durata dell’accordo trentennale tra la società sportiva e il proponente. In base alla legge sugli stadi, non è possibile prescrivere l’obbligo della proprietà dell’impianto, ma il Campidoglio ha richiesto che l’accordo che regolerà il rapporto tra proponente e società sportiva sia indissolubile, pena la decadenza dei benefici della legge e la corresponsione per intero degli oneri previsti dalla normativa nazionale e locale. A ulteriore garanzia del rapporto tra proponente e As Roma è previsto il diritto di prelazione della società sportiva, in caso di vendita degli impianti”.
Che la legge stadi non imponesse la proprietà dell’impianto in capo al club sportivo era cosa nota, ma la creazione di una joint venture era frutto dell’accordo fra Comune e Pallotta. Addirittura, tra gli esponenti politici romani che hanno seguito il dossier, c’è chi si è spinto a chiedere all’Assemblea comunale che dovrà ratificare la delibera della Giunta e alla Regione Lazio, che lo stadio sia interamente di proprietà dell’As Roma sul modello dello Juventus Stadium.
Vedremo come sarà risolta la questione. La soluzione, se accolta dall’Assemblea capitolina, potrebbe essere quella di non inserire in delibera ma in una lettera d’intenti alcuni vincoli, come la creazione della joint venture fra la As Roma e la Newco di Pallotta e Parnasi, la clausola che impone la penale di 160 milioni in caso di cessione dell’area prima dei trent’anni (somma corrispondente a un terzo del maggior valore acquisito per via della nuova edificabilità). In cambio all’As Roma potrebbero essere concesso comunque il 10% dei ricavi degli eventi extra-calcistici ospitati nello stadio.
Intanto, Pallotta e soci dovranno compiere interventi di interesse pubblico per 195,25 milioni di euro al servizio di tutto il quadrante e non solo dello stadio (a fronte di un totale di 320 milioni di interventi di interesse generale).
Il Comune ha anche reso note le cifre del progetto nel dettaglio: 50,45 milioni saranno destinati al prolungamento della linea B da Magliana a Tor di Valle, 7,5 milioni per il passaggio pedonale tra la stazione Magliana della FL1 e lo stadio, 38,6 milioni per l’adeguamento/unificazione della via Ostiense-via del Mare, 93,7 milioni per la realizzazione della nuova viabilità tra l’autostrada Roma-Fiumicino e la nuova Ostiense/via del Mare, 5 milioni infine finanzieranno gli interventi per prevenire eventuali rischi idraulici nell’area e degli argini del Tevere in corrispondenza della confluenza del fosso stesso. Parte del contributo di costruzione, dovuto per legge, verrà obbligatoriamente destinato alla sistemazione del Parco sul Fiume Tevere. Si tratta di un’area di 34 ettari, con attracchi sul fiume e pista ciclabile fino al centro di Roma, che regaleranno ai cittadini di quel quadrante una nuova area verde. L’opera si sviluppa su 354mila metri quadri di superficie utile lorda (SUL). Rappresenta il limite massimo di compatibilità urbanistica dell’intervento. Se i costi finali dovessero essere inferiori alle previsioni, le risorse disponibili dovranno comunque essere reinvestite in opere pubbliche da costruire nell’area.