L’introduzione delle cosiddette “squadre B” allineerebbe l’Italia alle altre grandi nazioni europee, già dotate di un sistema di team satelliti impegnati in campionati alla base della piramide calcistica nazionale o, come in Inghilterra, tenuti al di fuori di questa area. L’idea caldeggiata da una parte dei club della Serie A (con in testa Juventus e Fiorentina) sarebbe quella di inserire le squadre riserve nei campionati minori, come accade in Spagna, in modo tale da permettere ai giovani di “farsi le ossa” in tornei più competitivi del Campionato Primavera. Le squadre B hanno diversi vantaggi per i club: i giovani restano sotto il controllo della casa-madre che può monitorarne la crescita (in campo e fuori) più da vicino; i “proprietari” non sono costretti a dar vita a forme contrattuali come i prestiti e le comproprietà (oggi comunque abolite) per creare anche l’interesse economico nei partner a sviluppare il talento dell’atleta; e, infine, non sono obbligati a pagare gran parte dell’ingaggio, come spesso avviene, pur di farli giocare. L’introduzione delle squadre B (da adottare facoltativamente) è tuttavia finita al centro della polemica tre il presidente della Lazio nonché consigliere federale Claudio Lotito e l’ad della Juventus Beppe Marotta e, a quanto pare, di un presunto giallo legato alla sparizione del verbale dell’assemblea della Lega di A nel quale si poneva il tema come uno fra quelli da sottoporre (insieme alle multiproprietà) al neo presidente federale Carlo Tavecchio in vista delle riforme del calcio italiano.
In Spagna. Le squadre riserve partecipano ai campionati professionistici ma non possono più prendere parte alla Copa del Rey, vedendosi di fatto negata la possibilità di prender parte alle competizioni europee. Il Real Madrid Castilla, qualificatosi in finale nella Copa del Rey 1980, guadagnò l’accesso alla Coppa delle Coppe, dove venne eliminato al primo turno dal West Ham. Queste squadre affiliate hanno un limite di giocatori in rosa (solo under 23 o under 25 se con un contratto da professionista) e non sono ammesse squadre riserve nello stesso campionato di appartenenza delle squadre A. Nel ’51/’52 il CD Mestalla, filiale del Valencia, venne promosso dopo aver vinto i playoff, ma non venne ammesso nella Liga. Stessa sorte nel ’52/’53 al CD España Industrial, allora squadra riserve del Barcellona. Sempre le riserve del Barcellona, sia nel 2010/11 che nel 2013/14, classificandosi terzi hanno ottenuto il diritto a partecipare ai playoff promozione, a cui però non hanno preso parte. Caso curioso quello del Malaga: nel 1948 viene fondato l’Atletico Malagueño, squadra riserve del Malaga. Nel 1992 il Malaga fallisce e l’Atletico Malagueño viene rilanciato come Malaga CF, ottenendo la promozione nel 1999. Viene in seguito creato il Malaga CF B e, con la retrocessione del Malaga in Segunda Division nel 2006, il Malaga CF B viene automaticamente retrocesso in Segunda Division B.
In Inghilterra. La Premier League ha una suddivisione simile al Campionato Primavera italiano. Le squadre riserve giocano un campionato a sé stante, la FA Premier Reserve League, diventata dal 2012 Professional U21 Development League: partecipano squadre composte da giocatori under 21 ma, a differenza dei campionati giovanili italiani, sono previste retrocessioni alla U21 Premier League Division 2. La Premier League vuole però seguire l’esempio della Liga, permettendo alle società di far partecipare le proprie squadre riserve nelle serie minori. Il tutto nell’ottica della ricerca di una soluzione alla crisi dei vivai: negli ultimi dieci anni, infatti, i giocatori cresciuti in Gran Bretagna partecipanti alla Premier League sono scesi dal 69% al 32%. Numeri impietosi che, con ogni probabilità, porteranno l’ipotesi dell’inserimento dei “reserve team” nei campionati minori all’interno della proposta di revisione del sistema calcistico inglese, che prevede anche la creazione di una quarta serie professionistica nel 2016/17.
In Olanda. Il sistema olandese è una via di mezzo: alla Beloften Eredivisie partecipano le squadre “jong”, ovvero le giovanili, come nel Campionato Primavera. Al primo classificato al termine della stagione è però permesso di partecipare alla Coppa d’Olanda dei senior, affacciandosi, seppur in maniera marginale, nel calcio dei grandi. Una limitazione che però in Olanda, dove i vivai sono la risorsa principale di qualunque club, non sembra affatto bloccare la crescita dei giovani. Dallo scorso anno, inoltre, le squadre satellite di Ajax, PSV e Twente sono state iscritte alla Eerste Divisie: per loro è però preclusa la possibilità di essere promosse in Eredivisie e di partecipare alla Coppa d’Olanda. Il limite di età è sotto i 23 anni, con la possibilità di inserire tre fuori quota e un portiere, mentre il passaggio in prima squadra può avvenire soltanto una volta raggiunte le quindici presenze.
In Germania e Francia. Le limitazioni per la partecipazione ai campionati da parte delle squadre B di Germania e Francia sono più rigide. Alle squadre riserve tedesche non è concesso di giocare al di sopra della terza divisione. Inoltre, dal 2008, le squadre riserve non possono disputare le stesse coppe nazionali in cui giocano le rispettive squadre A. Quando questa limitazione non era ancora in vigore, L’Herta Berlino B riuscì a qualificarsi per la finale della Coppa di Germania nel 1993, perdendo però contro il Bayer Leverkusen. In Francia, invece, le squadre riserve stanno al di fuori dei campionati professionistici. I team affiliati possono infatti prendere parte alla quarta serie (Championnat de France Amateurs) come massima divisione consentita.
Nel resto del mondo. Oltre che in Europa, quella delle squadre riserve è una realtà presente anche nel calcio asiatico. In Corea del Sud è rimasto in vigore fino al 2012 un sistema del tutto simile a quello spagnolo, ma con la riforma dei campionati (che adesso si disputano all’americana, con tanto di draft pre-campionato per scegliere i giocatori) sono state abolite le squadre satellite. Squadre B che resistono invece in Indonesia, dove sono state introdotte nel 2008, e in Giappone, la maggior parte delle quali gioca nelle leghe regionali e soltanto in casi rari qualche squadra riesce a scalare la piramide calcistica fino alla terza serie.