Nell’annus horribilis contrassegnato da risultati sportivi tutt’altro che esaltanti, dalle dimissioni del presidente Sandro Rosell, dai casi Messi e Neymar con annesse indagini fiscal-giudiziarie, dalla sanzione Fifa che ha congelato il calciomercato blaugrana per le prossime due sessioni e soprattutto dalla morte dell’allenatore Tito Vilanova, il Barcellona archivia il terzo bilancio in utile consecutivo. I conti del 2014 hanno registrato un utile di 41,1 milioni contro i 32,5 del 2013 e un fatturato di 530 milioni (inclusi 40 milioni di plusvalenze).
I dati contabili della gestione calcistica in realtà sarebbero ancora più straordinari. Gli utili specifici sono infatti pari a 145 milioni, ma vengono assorbiti dalle perdite per quasi 104 milioni prodotte dalle altre aree della Polisportiva “Fútbol Club Barcelona”.
I ricavi da stadio sono pari a 128,5 milioni (126,2 milioni nel 2013) e derivano, tra l’altro, dal botteghino del “Camp Nou” per 42,8 milioni, dagli abbonamenti per 30,5 milioni e dalle visite allo stadio e da altri ricavi collegati per 39,4 milioni. Il Barcellona lo scorso anno ha avuto una media spettatori nella Liga di 71.988. I ricavi da diritti tv ammontano invece a 161 milioni.
Il club che annovera oltre 150mila soci ha incassato dalle quote sociali 19 milioni. L’area commerciale ha garantito entrate per circa 179 milioni (contro i 172,4 milioni del 2013). Nike assicura un importo minimo di 30 milioni. La stessa cifra derivante dal contratto con Qatar Sports Investments (30,4 milioni).
I costi della produzione sono aumentati nel 2014 da 442,5 a 472 milioni. Il costo dei tesserati, inclusi diritti di immagine e commissioni degli agenti, è stato complessivamente pari a 253,7 milioni (245 milioni nel 2013) cui vanno sommati 65,4 milioni di ammortamenti. La parte fissa dell’ingaggio pesa per 157 milioni (152,5 nel 2013), quella variabile per 47,5 (49,6 nel 2013). A queste somme si aggiungono spese per 24,3 milioni per i diritti d’immagine di giocatori e allenatori, mentre i costi relativi agli agenti ammontano a 11 milioni. In definitiva il costo della rosa (319 milioni) assorbe meno del 70% del fatturato operativo, limite fissato dalla Uefa per il fair play finanziario.