Un addio doloroso. E dagli esiti incerti. Ma un addio necessario. L’esonero di Walter Mazzarri segna una nuova svolta nella breve vita dell’Inter indonesiana. Una svolta che rappresenta anche il tentativo di riavvicinamento di Erick Thohir a Massiamo Moratti. Un’offerta di pace, insomma, che rasserena gli orizzonti in vista del prossimo aumento di capitale, ma che con ogni probabilità non riporterà i Moratti sulla plancia di comando del club nerazzurro. Dalla quale inoltre potrebbe presto uscire il dg Marco Fassone finito in queste ore nel mirino della proprietà per il rinnovo, giudicato infausto e frettoloso, dell’incarico all’allenatore livornese. A Fassone, a questo punto l’ultimo uomo della vecchia guardia, si imputa di essersi speso troppo per Mazzarri e di aver persuaso Thohir a dare l’assenso all’operazione che ha comportato l’allungamento del contratto al 30 giugno 2016. In questo modo, l’Inter per le prossime due stagioni (2014/15 e 2015/16) sarà costretta a pianificare spese per il settore tecnico per oltre 30 milioni di euro.
Mancini che ha firmato un triennale con scadenza 2017 guadagnerà circa 3,5 milioni a stagione più i premi. Significa un esborso lordo di circa 7 milioni all’anno. Nello stesso periodo, per questa e la prossima stagione, Mazzarri incasserà un assegno di circa 6 milioni netti. Garantire gli stipendi post-esonero per due anni a lui e al suo staff determinerà, in altri termini, extra-costi per complessivi 14 milioni lordi (12 per il tecnico e 2 lordi per i suoi assistenti). Sommando le voci “Mancini” e “Mazzarri”, in definitiva, nel libro paga del club nerazzurro dovranno essere iscritte uscite per quasi 17 milioni lordi all’anno (7 per Mancini, 6 per Mazzarri cui vanno ad aggiungersi quasi 4 milioni lordi per i due staff). Considerando l’intera operazione l’area tecnica assorbirà da qui al 2017 dal budget nerazzurro circa 41 milioni. A meno che Mazzarri non trovi prima un’altra panchina e risolva, magari con una buonuscita, anticipatamente il contratto.
Diventa ancora più urgente ora l’aumento di capitale per ridare fiato alle casse nerazzurre (i debiti con i fornitori avrebbero superato quota 90 milioni rispetto ai circa 70 registrati al 30 giugno 2014). L’aumento dovrebbe essere di circa 40 milioni e coinvolgerà Moratti per 11,8 milioni. L’ex presidente nerazzurro infatti non accetta per ora l’idea di veder ridurre la sua quota del 29,5%. La scelta di Mancini può leggersi, d’altro canto, come una scelta di garanzia. Su due fronti. Su quello interno, per un recupero più rapido di competitività sportiva che tranquillizzi sponsor e tifosi. E su quello internazionale, per rassicurare la Uefa. Mancini costituisce per storia ed esperienza un “manager” apprezzato dal mercato. Il piano di rilancio economico/finanziario della società presentato nei giorni scorsi ai giudici contabili della Uefa in ottica fair play non ha destato buone impressioni. E’ per questo, oltre che per i modesti risultati della squadra, che la “svolta” si è resa inevitabile.