Un ulteriore ritardo dettato da esigenze del consiglio comunale di Carini (località dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto) e il Palermo rinuncia, almeno per il momento, alla costruzione del proprio centro sportivo. Un intoppo che si va ad aggiungere ad un iter durato due anni, con un’attesa prolungata di altri quattro mesi. Per Zamparini è troppo, il via libera a questo punto può anche non arrivare. Sembrava una maratona conclusa solo un mese fa, quando dalla conferenza dei servizi era arrivato l’ok alla presentazione del progetto in consiglio comunale. Le tempistiche, però, si sono rivelate fin troppo ristrette, a causa delle imminenti elezioni che riguarderanno anche il comune palermitano.
Consiglio comunale non convocabile. Lo scorso aprile era arrivato il via libera alla presentazione del progetto in consiglio comunale, dopo un primo rinvio della conferenza dei servizi su richiesta dell’Assessorato Regionale al Territorio e all’Ambiente. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera da parte degli enti, il sindaco ha dovuta attendere un mese prima di poter convocare il consiglio comunale. Peccato che, dovendo agire nell’imminenza delle elezioni, la convocazione di un consiglio straordinaria non era prevista. Dunque niente presentazione del progetto e slittamento a dopo le elezioni, con probabile ballottaggio. Il Palermo, che a settembre sperava di poter mettere la prima pietra, avrebbe così visto allungare ulteriormente la propria attesa.
Un mancato investimento da 14 milioni. Salta dunque un investimento da quasi quattordici milioni di euro, che sarebbero dovuti essere finanziati al 70% dall’Istituto per il Credito Sportivo. Nell’opera erano previsti, oltre ai campi di gioco (di cui uno con tribuna da mille posti), anche uno spazio commerciale, aree per media e ospitalità, oltre a servizi di ristorazione e svago, attraverso i quali il Palermo avrebbe proseguito il proprio percorso di efficientamento delle risorse, cercando ulteriori fonti di ricavo. Tutta una serie di benefici economici che sarebbero andati ad unirsi alla riduzione dei costi per l’affitto dei campi da gioco, trasporti e pernottamenti in strutture esterni. Adesso è tutto in stand-by, a meno di clamorosi dietrofront da parte della società.