Il default del Parma è una ferita ancora aperta per il Calcio italiano Spa, solo in parte lenita dalla fresca promozione del nuovo club Parma Calcio 1913 presieduto da Nevio Scala in Lega Pro. La procedura fallimentare gestita dai curatori Angelo Anedda e Alberto Guiotto sta tentando di far fronte a un passivo che alla fine delle verifiche è stato calcolato in 128 milioni di euro. I creditori sono soprattutto i fornitori del club penalizzati dal fatto che i controlli Covisoc sono stati per anni concentrati sul debito sportivo per cui le società si preoccupavano di versare stipendi e ritenute dilazionando oltremodo gli altri pagamenti. Tuttavia, i crediti più cospicui appartengono ai calciatori della rosa che non hanno accettato incentivi all’esodo o altre modalità di scioglimento dei contratti.
In cassa al momento non c’è molto. Al momento opportuno i curatori tenteranno di vendere il marchio, ceduto fittiziamente nel 2013 a una società controllata con una plusvalenza contabile di oltre 20 milioni, ma ancora nella disponibilità del club. Intanto, hanno avviato azioni di responsabilità nei confronti di 17 tra ex amministratori e sindaci, a partire dall’ex patron Tommaso Ghirardi e dall’allora amministratore delegato Pietro Leonardi, per i quali sono stati chiesti 60 milioni. Al Tribunale di Parma, inoltre, sono state depositate dieci distinte citazioni nei confronti di squadre di Serie A e B per riscuotere circa 16 milioni di crediti derivanti dalla cessione di calciatori. Normalmente le transazioni di calciomercato sono gestite dalla Lega calcio con il meccanismo della stanza di compensazione. Ma con il fallimento il Parma ha visto venir meno il rapporto associativo con la Lega a seguito della revoca dell’affiliazione alla Figc. Sono state convenute in giudizio la Lazio che deve 4,3 milioni soprattutto per l’acquisto di Parolo, l’Inter che ha un debito di 3,6 milioni per le operazioni Belfodil e Crisetig, il Sassuolo (3,2 milioni per Chibsah e il difensore portoghese Pedro Mendes), il Cagliari (2 milioni), il Milan (0,8 milioni ancora dovuti nell’operazione Saponara), più Atalanta, Genoa, Palermo, Frosinone e Latina per importi minori.
Nell’ambito del distinto fallimento della controllante del Parma Eventi Sportivi si sta poi tentando di vendere il centro sportivo di Collecchio. Finora il curatore Vincenzo Piazza non ha ricevuto entro i termini fissati dal bando di gara offerte irrevocabili d’acquisto. La base d’asta era stata fissata al valore di perizia di 9,9 milioni di euro. Il disciplinare di gara assegnava al curatore la facoltà di accettare anche un’offerta di importo non inferiore ad euro 7,425 milioni. Il Centro Sportivo di Collecchio è attualmente utilizzato dal Parma Calcio 1913 che detiene sul bene un diritto di prelazione.