Per giocare in Serie A i club dovranno rispettare un rating e, per guardarla, agli spettatori non sarà più sufficiente l’abbonamento a una pay tv. E’ a grandi linee lo scenario che si profila nel giro di qualche anno, mentre sullo sfondo si lavora sulla riforma dei campionati e sul bando per la vendita dei diritti tv del triennio 2018-21. L’ultimo bando 2015-18 ha fruttato circa un miliardo di euro a stagione alla Lega Serie A e “il prossimo, pronto fra marzo e aprile, arriverà a un risultato superiore”, si è sbilanciato Luigi De Siervo, ad di Infront, l’advisor della Lega, fra i protagonisti del Forum Sport e Business del Sole 24 Ore. “Lo scenario sarà chiaro quando si capirà cosa faranno Mediaset, Vivendi e Telecom”, ha spiegato De Siervo, sottolineando che “le emittenti sono disposte a pagare di più per le esclusive sul prodotto e non per piattaforma”.
Se passasse questa linea, non tutte le partite finirebbero in tv e il palinsesto potrebbe essere ulteriormente spezzettato, anche a discapito del tradizionale appuntamento della domenica alle 15. “Quanto più ci si vuole proporre sui mercati internazionali tanto più bisogna tenere in conto certe variabili, inclusi i fusi orari”, ha convenuto Maurizio Beretta, presidente di una Lega Serie A che ora annovera i proprietari cinesi dell’Inter e in futuro dovrebbe accogliere quelli del Milan. Per chi opera sui mercati orientali, l’ideale potrebbe essere programmare match di cartello alle 14 del sabato. Esigenze nuove per una Lega da anni alle prese col problema di riempire stadi quasi mai al passo con i tempi. “L’asset stadio è determinante per la crescita del sistema, sia che arrivi attraverso il parapubblico o il privato – ha chiarito il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio -. In Italia ne abbiamo solo 3 con 4 stelle, in Germania 21, in Inghilterra 15 e in Francia 12. Noi abbiamo un gap notevolissimo da recuperare”.
Presto, senza uno stadio all’altezza, la Serie A potrebbe essere preclusa. “Serve una specie di rating: se hai stadio, dirigenza, settore giovanile, capacità di indebitamento, incassi a breve compatibili, possibilità di fare mercato e impianto d’illuminazione, puoi giocare in Serie A. Altrimenti vai in un’altra categoria”, ha chiarito Tavecchio, sintetizzando il senso della riforma in discussione. Se fossero già in vigore certe norme, ha aggiunto il presidente della Lega B, Andrea Abodi, “non potrebbero giocare in A squadre come il Crotone”. “Per stabilizzare i ricavi servono stadio, settore giovanile e internazionalizzazione. Le società ci arriveranno, ma gli altri vanno molto più veloce”, ha notato a malincuore il dg della Figc, Michele Uva, durante uno dei focus della giornata, in cui si è parlato molto delle acquisizioni cinesi. “Ogni investitore è ben visto – ha detto Andrea Traverso, Head of Licensing and Financial Fair Play della Uefa -. Da quanto si legge sui giornali, c’è un massiccio movimento di investitori cinesi dettato molto probabilmente da una volontà politica, dalla volontà di organizzare i Mondiali, dalla passione del presidente”.