“Quando il Movimento dice che una cosa si fa, si fa. Ma non posso tollerare che il progetto Stadio sia una minima parte di un progetto di un enorme quartiere. Sono sicuro che si metteranno d’accordo e troveranno una soluzione”. Alessandro Di Battista, membro di spicco del direttorio pentastellato, la mette giù esplicita: lo Stadio giallorosso di Tor di Valle si farà, e la via sembra essere quella del compromesso con i proponenti. Uno schiaffo – forse quello definitivo – alla linea espressa dall’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, oltranzista dei ‘duri e puri’ che vorrebbero
costruire la struttura sportiva e nient’altro. Una delle cause della crisi capitolina, forse la più importante e sicuramente l’ultima, ha casa appunto a Tor di Valle. E’ attorno al progetto dello Stadio della Roma, infatti, che gravitano le maggiori tensioni tra Raggi e una parte consistente di M5S e l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. Ma è una tensione che traduce una non omogeneità di vedute di fondo nella compagine pentastellata vincitrice delle elezioni: di qua i ‘berdiniani’ (più o meno espliciti) che ritengono, come l’assessore-urbanista, che nel rispetto del Piano regolatore vada costruito solo lo Stadio e poco più, e non il complesso edilizio direzionale previsto dal masterplan. E poi ci sono i ‘dialoganti’ – tra cui l’assessore allo Sport Daniele Frongia e la stessa prima cittadina – che invece hanno scelto la strada del compromesso con i proponenti, cioè la As Roma e il costruttore Parnasi. Una posizione, quella dell’ala morbida, che però secondo ‘La Repubblica’ sarebbe
benedetta da un patto segreto che Frongia avrebbe siglato con Parnasi, e che comporterebbe un taglio tra il 20 e il 40% delle cubature, passando cioè dai circa 900 mila metri cubi del vecchio progetto a meno di 600 mila. Patto oggi recisamente smentito dall’ex vicesindaco. Una bella sforbiciata al cemento, certo, ma ben lontana dall’idea dell’ortodosso Berdini, fermo a 330 mila, in ossequio al piano regolatore vigente. Ma nella riunione tecnica che si è tenuta anche oggi tra Campidoglio e proponenti la linea sulla quale si è ragionato è quella “morbida”, ovvero taglio oltre il 20% delle cubature.
Frongia se da parte nega di aver lavorato sottotraccia non sembra smentire i contenuti della contrattazione: “Da mesi il dialogo è aperto con As Roma con cui oggi i nostri tecnici sono al lavoro – aggiunge – Il progetto non è di competenza del mio assessorato, lo seguivo in quanto vicesindaco”. Nei fatti, al momento, la posizione ‘dialogante’ è quella ufficiale del Campidoglio, a maggior ragione dopo la brusca battuta d’arresto di Berdini. Se la partita sullo Stadio si concludesse, come sembra, e come appare suggerire anche Di Battista, con un compromesso sulle cubature, ecco che per l’urbanista la sconfitta politica sarebbe completa. E d’altronde la posizione ‘dialogante’ ha almeno due pesanti pilastri: il primo è il timore di un ricorso da parte della Roma e di Parnasi (i loro avvocati sarebbero già stati messi in pre-allarme) che sarebbe salatissimo in termini economici per le già disastrate casse capitoline. I tempi però sono molto, molto stretti: la deadline della Conferenza dei servizi è il 3 marzo, ma la strada ormai sembra tracciata.