Termina, e non certo in maniera gloriosa, la storia dell’Ancona calcio e il progetto di Sosteniamolancona. Il supporter trust che ha preso in gestione il club dorico nel 2015, dando così vita al primo esempio di azionariato popolare nel calcio italiano, non è riuscito a tenere in vita la società, che non ripartirà nella nuova stagione nemmeno dalle categorie dilettantistiche. Ancona si avvia dunque a sparire dalla carta geografica del calcio italiano, in attesa di nuove società disposte a riportare la città marchigiana nel mondo del pallone. Già lo scorso 26 luglio era stata annunciata la rinuncia all’iscrizione al campionato di Serie D, dove l’Ancona avrebbe dovuto militare nella stagione 2017/18 dopo la retrocessione dalla Lega Pro, ma negli scorsi giorni sono andate in fumo anche le trattative per la cessione delle quote ad una cordata di imprenditori locali. Il gruppo Sosteniamolancona, inizialmente azionista di minoranza con due membri presenti nell’assemblea dei soci, è dal 2015 l’azionista di riferimento della società, avendo acquisito l’86% delle quote tramite conferimento gratuito dall’azionista di maggioranza Andrea Marinelli. Adesso, con un passivo di oltre due milioni di euro, le prospettive di un salvataggio del club appaiono nulle, considerando anche l’esasperazione della piazza: l’avvocato Lorenzo Mondini, ultimo a cercare di far ripartire la società dalla Prima Categoria, è stato invitato a desistere da parte di alcuni ultras con una lettera. Troppo pesante, dopo 112 anni di storia, l’onta di dover ripartire dal settimo gradino della piramide calcistica italiana.
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