Trenta milioni per il triplo salto, quello che ha portato il Parma dai dilettanti alla Serie A a suon di promozioni sul campo. Un’impresa sostenuta dai soci del club ducale con i loro rifinanziamenti, necessari per far fronte al dislivello tra costi e ricavi negli anni che hanno visto i crociati disputare i tornei di Lega Pro e Serie B. L’ultimo anno, quello passato tra i cadetti, si è chiuso infatti con una perdita di 22,2 milioni di euro, assorbita per circa 15 milioni grazie alle risorse immesse in conto capitale dai soci nel corso dell’esercizio 2017/18 e per circa 7 milioni grazie a parte delle risorse immesse in conto capitale da Nuovo Inizio, tornato ad essere socio di maggioranza del club con l’aumento di capitale sottoscritto lo scorso 16 dicembre. Cifre a cui si aggiungono i versamenti effettuati nello scorso esercizio da Link International Sports Limited, il socio cinese che ha detenuto la maggioranza fino allo scorso ottobre: alla chiusura dell’esercizio al 30 giugno 2017, Lizhang ha immesso 8 milioni in conto capitale e in precedenza, nel maggio 2017, ha partecipato con 45 mila euro all’aumento di capitale (per un totale di 50 mila euro, con 5000 euro provenienti da Parma Partecipazioni Calcistiche).
Da queste basi è ripartita la scalata del Parma verso quella Serie A persa nel 2015, nell’annata più nera della sua storia, culminata con un fallimento societario e tre cambi di proprietà. Da Ghirardi a Manenti, passando per Taci, chiudendo all’ultimo posto con un -7 in classifica a testimoniare l’agonia di una stagione disastrosa. I ducali hanno rimesso piede in massima categoria seguendo un percorso lineare che ha portato ad un aumento esponenziale dei ricavi: Dai circa 3 milioni dell’anno della rinascita ai 6,7 milioni del 2017, fino agli 11,4 milioni del 2018, per un exploit atteso al termine dell’esercizio attualmente in corso. Il budget al 30 giugno 2019 prevede infatti 53 milioni di ricavi caratteristici grazie ai proventi televisivi, ma anche al ramo commerciale e ai ricavi da stadio. Nell’ultimo esercizio, i ducali hanno messo in cassa circa 2,1 milioni di ricavi da vendite e prestazioni, metà dei quali da attribuire agli abbonamenti. Tra tessere stagionali, biglietti per gare ufficiali e amichevoli, il “Tardini” ha prodotto ricavi per oltre 1,9 milioni di euro, a cui aggiungere i circa 200 mila euro tra ingressi al museo del club (pari a 2865 euro) e merchandising. La fetta maggiore della produzione arriva dalla pubblicità, per un totale di 2,6 milioni, mentre gli sponsor hanno versato 1,3 milioni (circa 305 mila euro dallo sponsor tecnico e un milione dagli sponsor di maglia). Dalla Lega B, a titolo di mutualità, sono stati distribuiti 2,6 milioni.
In proiezione, i conti del Parma dovrebbero essere ancora in perdita per circa 8 milioni di euro. Questo perché, nonostante i ricavi in continuo aumento, il Parma ha dovuto fronteggiare costi sempre maggiori con l’avanzare delle categorie. Il totale dei costi di produzione al 30 giugno 2018 è pari a 33,7 milioni, con tutte le voci in aumento rispetto all’esercizio precedente. Quella che spicca maggiormente è relativa a salari e stipendi: dai 5,9 milioni del 2017 col Parma in Serie C si è passati a 17 milioni in Serie B. Cifra destinata ad aumentare con la rosa attuale in Serie A.