Per Milan e Inter il derby più importante del decennio a caccia della Champions

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Il successo principale è quello dell’affluenza a San Siro e dall’attenzione mediatica. Il derby tra Milan e Inter sbriciola ogni record di incasso per la Serie A con oltre 5,7 milioni di euro. La stracittadina numero 223 corre verso il sold out: restano invenduti solo mille tagliandi nel settore ospiti. Lo scorso 5 febbraio la giornata con la massima affluenza ai botteghini: ben 10.655 biglietti staccati. Saranno più di 4mila i tifosi stranieri e saranno oltre 590 i Milan Club presenti sugli spalti, il più lontano dei quali proveniente dal Barhein. Il derby sarà trasmesso in 200 Paesi.

Stracittadina globale
Il secondo derby della Madonnina della stagione 2018/19 è anche la sfida tra una proprietà totalmente cinese – con il fondo LionRock Capital, con sede a Hong Kong, creato nel 2011 dal 47enne sino-americano Daniel Kar Keung Tseung che ha da poco rilevato la quota del 30% in mano al thailandese Erick Thohir – e una americana – il Fondo Elliot – che ha assorbito le azioni detenute dall’inadempiente Yonghong Li (sempre più indebitato e finito in patria nel mirino delle autorità di Pechino). La sfida “meneghina” è tra due realtà imprenditoriali totalmente diverse: Suning è un conglomerato commerciale e immobiliare da oltre 60 miliardi di dollari di fatturato annuo e 180mila addetti; Elliot è una società finanziaria che gestisce asset per 30 miliardi di dollari e poco più di 450 dipendenti.
Ciò che conta però è che potranno garantire ai due club di Milano nei prossimi anni quello slancio economico indispensabile per risalire la china del calcio italiano ed europeo. Anche se per quella che è la propria mission il fondo Usa cercherà poi un nuovo proprietario per valorizzare al massimo il suo investimento. Intanto, c’è una battaglia da vincere insieme: edificare uno tra i migliori e più efficienti stadi del mondo.

Il derby dei conti: il Milan
Alla partita arrivano due club in condizioni “sportive” diametralmente opposte ma che vivono anche fasi profondamente diverse della loro transizione verso il risanamento. Quella cinese dell’Inter è cominciata prima e i risultati economici si vedono. Quella del Milan è stata avviata pochi mesi fa e la zavorra della precedente gestione pesa ancora parecchio. Con il bilancio al 30 giugno 2018 chiuso con un rosso di 126 milioni e le sanzioni per la violazione del fair play finanziario che impongono di raggiungere il pareggio entro il 2021, il Milan deve agguantare la Champions a tutti i costi per invertire un modello di business fallimentare. La maxi-campagna acquisti nell’estate 2017 voluta dall’ex proprietario Yonghong Li e dell’ex ad Marco Fassone ha peggiorato sensibilmente l’equilibrio dei conti. I costi totali sono balzati a 354 milioni, in aumento del 22.7% rispetto al bilancio precedente. Il monte ingaggi rossonero è salito da 135 a 150 milioni e gli ammortamenti da 61 a 110 milioni (incluse le svalutazioni per circa 20 milioni di Bacca e Kalinic, anche se ceduti dopo lo scorso 30 giugno). La rosa del Milan è costata 260 milioni e ha assorbito da sola tutti i ricavi, plusvalenze incluse. Il Milan cinese, infatti, senza Champions, ha registrato entrate per 255 milioni (rispetto ai 212 del precedente rendiconto), con 42 milioni di plusvalenze. Nel dettaglio i ricavi tv sono stati pari a 109,3 milioni, inclusi quelli dell’Europa League.
Il botteghino di San Siro ha fruttato 35,3 milioni. A deludere sono stati soprattutto i ricavi commerciali scesi a 62,5 milioni, con una contrazione di 7,4 milioni rispetto alla stagione 2016/17 legata decisione dello sponsor tecnico Adidas di rescindere anticipatamente il contratto al 30 giugno 2017, siglando poi un nuovo accordo di un solo anno a un valore più basso. La discrepanza tra entrate e uscite ha prodotto una perdita tra le più elevate della storia rossonera di 126 milioni (che includono anche 17,5 milioni accantonati in previsione della condanna monetaria della Uefa, poi quantificata in una multa da 12 milioni). Per far fronte alla carenza di liquidità tra agosto e settembre il fondo Elliott ha effettuato versamenti a titolo di ricapitalizzazione per 170,5 milioni ristabilendo l’equilibrio finanziario e patrimoniale e rimborsando le obbligazioni emesse lo scorso anno per quasi 120 milioni. Il lavoro che attende la nuova dirigenza guidata dal presidente Scaroni, dal futuro ad Gazidis e dalla coppia Leonardo-Maldini si annuncia molto complesso. Senza un immediato ritorno in Champions (e ai suoi ricchi introiti), il Milan “americano” rischia di perdere ancora terreno dal vertice del calcio.

Il derby dei conti: l’Inter
L’Inter non è costretto più a giocare in difesa a causa dei paletti del fair play finanziario essendo sostanzialmente uscito dai vincoli del settlement’s agreement. Il bilancio al 30 giugno 2018 mostra ricavi operativi (escluso quindi il player trading) per 287 milioni, con un +6% rispetto all’anno prima, nonostante l’assenza della Champions conquistata quest’anno. I ricavi commerciali grazie alla crescita dell’apprezzamento del brand nerazzurro nel mercato cinese sono cresciuti notevolmente a circa 120 milioni. Peraltro sul fronte commerciale dalla stagione 2018/19 l’Inter gestisce da sola tutta l’area commerciale e hospitality di San Siro non essendo stata rinnovata la partnership con Infront. La società si sta dotando di strutture operative e manageriali in grado di amministrare in house contratti di sponsorizzazione e servizi connessi. L’Inter al termine della scorsa stagione ha perso solo 17,7 milioni. Il livello dei costi sostenuti per la rosa è cresciuto in funzione del tentativo del club ora guidato dagli ad Alessandro Antonello e Beppe Marotta di accrescerne il tasso tecnico. Gli ingaggi sono saliti intorno ai 170 milioni (119 per il personale tesserato) rispetto ai 151 della stagione 2016/17 e anche gli ammortamenti sono aumentati intorno a 78 milioni (erano 75 nella stagione 2016/17). La cura Suning funziona insomma e la proprietà non manca di far sentire al club il proprio sostegno nonostante la lontananza geografica di Milano da Nanchino. Il colosso cinese fondato da Zhang Jingdong dall’acquisizione avvenuta il 29 giugno 2016 a oggi, ha investito nell’Inter 474 milioni di euro (con un aumento di capitale da 142 milioni nel giugno del 2016 e prestiti soci per 336 milioni, dei quali circa 105 milioni da poco convertiti in capitale). Anche per l’Inter, tuttavia, è fondamentale restare in orbita Champions. Sia per ridurre la dipendenza sul piano commerciale dai proventi asiatici direttamente o indirettamente connessi a Suning. Al 30 giugno 2018 infatti per quanto concerne le sponsorizzazioni su 60 milioni di proventi ben 44 derivano da «regional sponsor e naming rights»

Per Milan e Inter il derby più importante del decennio a caccia della Champions

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Il successo principale è quello dell’affluenza a San Siro e dall’attenzione mediatica. Il derby tra Milan e Inter sbriciola ogni record di incasso per la Serie A con oltre 5,7 milioni di euro. La stracittadina numero 223 corre verso il sold out: restano invenduti solo mille tagliandi nel settore ospiti. Lo scorso 5 febbraio la giornata con la massima affluenza ai botteghini: ben 10.655 biglietti staccati. Saranno più di 4mila i tifosi stranieri e saranno oltre 590 i Milan Club presenti sugli spalti, il più lontano dei quali proveniente dal Barhein. Il derby sarà trasmesso in 200 Paesi.

Stracittadina globale
Il secondo derby della Madonnina della stagione 2018/19 è anche la sfida tra una proprietà totalmente cinese – con il fondo LionRock Capital, con sede a Hong Kong, creato nel 2011 dal 47enne sino-americano Daniel Kar Keung Tseung che ha da poco rilevato la quota del 30% in mano al thailandese Erick Thohir – e una americana – il Fondo Elliot – che ha assorbito le azioni detenute dall’inadempiente Yonghong Li (sempre più indebitato e finito in patria nel mirino delle autorità di Pechino). La sfida “meneghina” è tra due realtà imprenditoriali totalmente diverse: Suning è un conglomerato commerciale e immobiliare da oltre 60 miliardi di dollari di fatturato annuo e 180mila addetti; Elliot è una società finanziaria che gestisce asset per 30 miliardi di dollari e poco più di 450 dipendenti.
Ciò che conta però è che potranno garantire ai due club di Milano nei prossimi anni quello slancio economico indispensabile per risalire la china del calcio italiano ed europeo. Anche se per quella che è la propria mission il fondo Usa cercherà poi un nuovo proprietario per valorizzare al massimo il suo investimento. Intanto, c’è una battaglia da vincere insieme: edificare uno tra i migliori e più efficienti stadi del mondo.

Il derby dei conti: il Milan
Alla partita arrivano due club in condizioni “sportive” diametralmente opposte ma che vivono anche fasi profondamente diverse della loro transizione verso il risanamento. Quella cinese dell’Inter è cominciata prima e i risultati economici si vedono. Quella del Milan è stata avviata pochi mesi fa e la zavorra della precedente gestione pesa ancora parecchio. Con il bilancio al 30 giugno 2018 chiuso con un rosso di 126 milioni e le sanzioni per la violazione del fair play finanziario che impongono di raggiungere il pareggio entro il 2021, il Milan deve agguantare la Champions a tutti i costi per invertire un modello di business fallimentare. La maxi-campagna acquisti nell’estate 2017 voluta dall’ex proprietario Yonghong Li e dell’ex ad Marco Fassone ha peggiorato sensibilmente l’equilibrio dei conti. I costi totali sono balzati a 354 milioni, in aumento del 22.7% rispetto al bilancio precedente. Il monte ingaggi rossonero è salito da 135 a 150 milioni e gli ammortamenti da 61 a 110 milioni (incluse le svalutazioni per circa 20 milioni di Bacca e Kalinic, anche se ceduti dopo lo scorso 30 giugno). La rosa del Milan è costata 260 milioni e ha assorbito da sola tutti i ricavi, plusvalenze incluse. Il Milan cinese, infatti, senza Champions, ha registrato entrate per 255 milioni (rispetto ai 212 del precedente rendiconto), con 42 milioni di plusvalenze. Nel dettaglio i ricavi tv sono stati pari a 109,3 milioni, inclusi quelli dell’Europa League.
Il botteghino di San Siro ha fruttato 35,3 milioni. A deludere sono stati soprattutto i ricavi commerciali scesi a 62,5 milioni, con una contrazione di 7,4 milioni rispetto alla stagione 2016/17 legata decisione dello sponsor tecnico Adidas di rescindere anticipatamente il contratto al 30 giugno 2017, siglando poi un nuovo accordo di un solo anno a un valore più basso. La discrepanza tra entrate e uscite ha prodotto una perdita tra le più elevate della storia rossonera di 126 milioni (che includono anche 17,5 milioni accantonati in previsione della condanna monetaria della Uefa, poi quantificata in una multa da 12 milioni). Per far fronte alla carenza di liquidità tra agosto e settembre il fondo Elliott ha effettuato versamenti a titolo di ricapitalizzazione per 170,5 milioni ristabilendo l’equilibrio finanziario e patrimoniale e rimborsando le obbligazioni emesse lo scorso anno per quasi 120 milioni. Il lavoro che attende la nuova dirigenza guidata dal presidente Scaroni, dal futuro ad Gazidis e dalla coppia Leonardo-Maldini si annuncia molto complesso. Senza un immediato ritorno in Champions (e ai suoi ricchi introiti), il Milan “americano” rischia di perdere ancora terreno dal vertice del calcio.

Il derby dei conti: l’Inter
L’Inter non è costretto più a giocare in difesa a causa dei paletti del fair play finanziario essendo sostanzialmente uscito dai vincoli del settlement’s agreement. Il bilancio al 30 giugno 2018 mostra ricavi operativi (escluso quindi il player trading) per 287 milioni, con un +6% rispetto all’anno prima, nonostante l’assenza della Champions conquistata quest’anno. I ricavi commerciali grazie alla crescita dell’apprezzamento del brand nerazzurro nel mercato cinese sono cresciuti notevolmente a circa 120 milioni. Peraltro sul fronte commerciale dalla stagione 2018/19 l’Inter gestisce da sola tutta l’area commerciale e hospitality di San Siro non essendo stata rinnovata la partnership con Infront. La società si sta dotando di strutture operative e manageriali in grado di amministrare in house contratti di sponsorizzazione e servizi connessi. L’Inter al termine della scorsa stagione ha perso solo 17,7 milioni. Il livello dei costi sostenuti per la rosa è cresciuto in funzione del tentativo del club ora guidato dagli ad Alessandro Antonello e Beppe Marotta di accrescerne il tasso tecnico. Gli ingaggi sono saliti intorno ai 170 milioni (119 per il personale tesserato) rispetto ai 151 della stagione 2016/17 e anche gli ammortamenti sono aumentati intorno a 78 milioni (erano 75 nella stagione 2016/17). La cura Suning funziona insomma e la proprietà non manca di far sentire al club il proprio sostegno nonostante la lontananza geografica di Milano da Nanchino. Il colosso cinese fondato da Zhang Jingdong dall’acquisizione avvenuta il 29 giugno 2016 a oggi, ha investito nell’Inter 474 milioni di euro (con un aumento di capitale da 142 milioni nel giugno del 2016 e prestiti soci per 336 milioni, dei quali circa 105 milioni da poco convertiti in capitale). Anche per l’Inter, tuttavia, è fondamentale restare in orbita Champions. Sia per ridurre la dipendenza sul piano commerciale dai proventi asiatici direttamente o indirettamente connessi a Suning. Al 30 giugno 2018 infatti per quanto concerne le sponsorizzazioni su 60 milioni di proventi ben 44 derivano da «regional sponsor e naming rights»