L’Italia di Roberto Mancini ha intrapreso il cammino di qualificazione per Euro 2020 e martedì 26 marzo sfida il Liechtenstein al Tardini di Parma. L’accesso alla fase finale della manifestazione non dovrebbe essere un problema per gli Azzurri (passano 24 Nazionali). Dopo il flop del Mondiale russo, è indispensabile che l’Italia non fallisca l’appuntamento europeo, anche perché il match d’esordio del massimo evento continentale si disputerà a Roma. Buona parte degli introiti della Figc (Federazione italiana gioco calcio) dipendono peraltro dagli sponsor che non gradirebbero un ulteriore passo falso.
Gli introiti della Figc
Il fatturato al 31 dicembre 2017 della Federcalcio (l’ultimo disponibile) rivela infatti come il 27% circa dei ricavi derivi da pubblicità e sponsorizzazioni. Per queste due voci la Figc incassa 43,4 milioni. La Figc è legata a 13 sponsor distribuiti su vari livelli di partnership. Lo sponsor tecnico Puma nel 2017 ha garantito 18,9 milioni a stagione, cui bisogna aggiungere royalties per 600mila euro. I top sponsor sono Fiat, Eni, Tim e Poste Italiane. I premium partner sono Acqua Lete e Lidl (accordo appena rinnovato). Il valore di produzione complessivo della Figc è stato nel 2017 di 163 milioni. I contributi del Coni, ridotti notevolmente negli anni della gestione Malagò, sono stati pari a 40 milioni (erano intorno agli 80 milioni fino al 2011). Le quote degli associati valgono invece 19,8 milioni. Senza grandi appuntamenti internazionali il 2017 ha portato ricavi “sportivi” per 44,6 milioni, di cui 39 milioni grazie ai diritti tv.
Il contratto con la Rai prevede che per i match contro le nazionali top (europee, più Brasile e Argentina) alla Figc vadano tre milioni di euro, mentre per le gare contro altre Nazionali meno blasonate il “gettone” scende (fermo restando il limite complessivo prefissato nel contratto). I contributi di Fifa e Uefa per le manifestazioni internazionali hanno sfiorato i 3 milioni. Dal ticketing per i match di tutte le Nazionali azzurre sono arrivati 2,5 milioni.
Le voci di uscita più cospicue
Il fatturato della Figc impallidisce di fronte alle entrate della Federazione inglese. La Football association incamera più di 350 milioni di euro all’anno, grazie alla gestione diretta dei diritti tv della Fa Cup (Coppa d’Inghilterra) e dalle partite della nazionale maggiore. La Figc, d’altro canto, ha dovuto far fronte sempre nel 2017 a 144 milioni di costi. La preparazione olimpica e l’attività delle nazionali (201 le gare disputate dalle varie rappresentative) hanno comportato una spesa di 30 milioni. I compensi pagati per lo staff tecnico e medico sono stati pari a 8 milioni. Ma la voce di uscita più cospicua è data dagli arbitri e dagli altri ufficiali di gara: 44 milioni. In realtà, accorpando vari capitoli di spesa attinenti è possibile affermare che il costo del “sistema arbitrale” è stato nel 2017 di 56 milioni.
I costi di funzionamento della macchina federale invece sono stati pari a 34 milioni (17 per le spese generali e 17 di costo del personale). L’investimento totale sul calcio giovanile, anche qui riassumibile attraverso vari capitoli, è stato di 24 milioni. In definitiva, il bilancio 2017 si è chiuso con un utile di 4,5 milioni. Un risultato economico positivo in attesa che il conto economico della Federcalcio sia supportato e gonfiato dai risultati sul campo della Nazionale quattro volte Campione del Mondo che ha bisogno, come non mai, di ritrovare lo smalto perduto.