Il peso economico della prima stagione di Cristiano Ronaldo alla Juventus, più di 85 milioni tra ingaggio e ammortamento del cartellino, si è tradotto in un rosso di circa 40 milioni. Un risultato che però è stato conseguito dal club presieduto da Andrea Agnelli spingendo sull’acceleratore del player trading. Tra plusvalenze e prestiti onerosi, infatti, gli otto volte Campioni d’Italia hanno incassato 143,5 milioni. Le operazioni messe in atto dal luglio 2018 al 30 giugno 2019 hanno fatto registrare per l’esattezza 115 milioni di plusvalenze e 28,5 milioni di introiti per le cessioni a titolo temporaneo. Ossigeno puro, insomma, per i conti bianconeri frutto della politica “espansiva” sul calciomercato dell’ex duo Marotta-Paratici che ha consentito alla Juve di mettere sotto contratto i giovani più promettenti da valorizzare in campo oppure nel corso delle campagne trasferimenti.
Secondo deficit consecutivo
I conti al 30 giugno 2019, dunque, dovrebbero chiudersi con una perdita che sfiora i 40 milioni. Il dato si evince leggendo la semestrale di Exor Nv, la holding che possiede il 63,7% della Juve. La semestrale di Exor indica tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2019 un rosso per la Juve di 47 milioni. Tra giugno e dicembre 2018 invece la Juventus ha ottenuto un utile di 7,5 milioni. La somma algebrica fra i risultati dei due semestri porta a un deficit di-39,5 milioni. Il cda bianconero per l’approvazione del bilancio è convocato per il prossimo 19 settembre ma di solito lo scostamento tra i dati di Exor e quelli definitivi del club è minimo (nell’esercizio precedente è stato di 0,3 milioni).
Il fair play finanziario
Per la Juve quindi dopo tre bilanci consecutivi in utile chiusi nel 2014/15 (2,3 milioni), 2015/16 (4 milioni) e 2016/17 (42,6 milioni), arriva il secondo rendiconto in rosso. La stagione 2017/18 aveva determinato una perdita di 19 milioni. Il triennio 2016-18 rilevante quest’anno ai fini della verifiche Uefa per il fair play finanziario non crea problemi, essendo il saldo totale negativo per una ventina di milioni (anche senza sottrarre i costi ritenuti “virtuosi” da Nyon). Un altro deficit importante nel 2019/20 invece potrebbe mettere in allarme la Uefa, considerato il limite di perdite tollerato pari a un massimo di 30 milioni nel triennio (anche perché nel 2021 uscirà fuori dal conteggio il profitto di 42,6 milioni della stagione 2016/17). Tecnicamente dunque è necessario che quest’anno i conti si chiudano con un segno più e una doppia cifra per scongiurare problemi di sorta.
I benefici del player trading
Il passivo nella scorsa stagione, con l’eliminazione ai quarti di finale contro l’Ajax che ha privato il club di circa 40 milioni di potenziali proventi derivanti dalla vittoria in Champions, è stato contenuto con le operazioni di calciomercato. L’ultima plusvalenza in ordine temporale è stata quella realizzata il 30 giugno scorso con la cessione di Leonardo Spinazzola alla Roma. Si è trattato anche del surplus più alto della stagione pari a 26,6 milioni. Le altre plusvalenze sono legate ai trasferimenti di Cerri al Cagliari (8,4 milioni), Audero alla Samp (19,9 milioni), Caldara al Milan (22 milioni), Sturaro al Genoa (12,9), Orsolini al Bologna (10,5). Oltre al bottino delle plusvalenze (in totale, come detto, 115 milioni), la Juventus ha accumulato anche 28,5 milioni per i prestiti dei suoi tesserati: Higuain (ora rientrato alla base) ne ha garantiti 18 tra Milan e Chelsea; Favilli 5; Pjaca 2. A questi si sommano i bonus riconosciuti per i prestiti temporanei (prima dei rispettivi riscatti) di Cerri (1 milione), Audero (1 milione) e Sturato (1,5 milioni).
La stagione 2019/20
Nell’ultima sessione di mercato Paratici, orfano del mentore passato all’Inter dopo il divorzio da casa Agnelli, ha già messo fieno in cascina con 51,1 milioni di plusvalenze ricavate dai trasferimenti di Kean all’Everton (22,5) e Cancelo al City (28,6). Nel nuovo bilancio relativo all’anno appena iniziato il costo del lavoro allargato (ingaggi più ammortamenti) per la Juve si è però ulteriormente accresciuto. La società bianconera per ridurre lo squilibrio punta a elevare in misura marcata dei ricavi, ma in caso di necessità per effettuare cessioni remunerative ci sono ancora due “finestre” di mercato utili (a gennaio ed entro il 30 giugno 2020).