Dalla Fifa stop alle commissioni “esorbitanti”: ma ecco cosa temono di più i superagenti

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La Fifa dichiara guerra ai Superagenti, al potere che hanno assunto nella governance del football e alle loro sontuose commissioni. Questi ultimi, forti di portafogli che hanno ormai superato il  miliardo di valore,  non stanno a guardare però e già si preparano a impugnare il regolamento restrittivo che l’organo di governo del calcio mondiale dovrebbe  varare entro l’anno.
Supercommissioni
Nel 2019 agenti e intermediari hanno incassato soltanto nell’ambito  dei trasferimenti internazionali – che vengono registrati, per essere validi, nell’International Transfer Matching System –   653,9 milioni di dollari. Quasi il triplo di quanto ottenevano nel 2014. L’ammontare delle commissioni, conteggiando anche quelle relative ai trasferimenti   nazionali, viaggia  verso il miliardo a  stagione. D’altro canto, nel 2019 il calciomercato internazionale ha generato trasferimenti record per 7,3 miliardi di dollari. Un business che sembra non conoscere ostacoli.

La deregulation del 2014
Lo scontro che si profila  è il frutto in realtà di due decisioni assunte nel 2014 dalla Fifa guidata dell’ex presidente Joseph Blatter, qualche mese prima dello scandalo che lo defenestrerà. A dicembre, la Fifa a Marrakech dove  si tiene il Mondiale per Club, annuncia il divieto delle cosiddette “third-party ownership”, una formula nata in Sudamerica ma sempre più in voga in quel momento tra  procuratori e fondi per investire sui giocatori acquisendone una quota del “cartellino” e guadagnando sulla futura cessione. Questa forma di multiproprietà, molto criticata  per i rischi di speculazioni e di combine, viene  vietata dal 1° maggio 2015. Ma i superagenti hanno di che consolarsi: a loro viene infatti concessa una più che conveniente deregulation. Fino al 31 marzo 2015 infatti l’assistenza dei calciatori era infatti riservata a professionisti  identificabili con una licenza. Dal 1° aprile 2015 invece chiunque può svolgere questa attività, anche per conto di società e fondi. Peralto la Fifa indicava nel 3% dell’ingaggio lordo dell’atleta la commissione massima per il procuratore. Ma si trattava di una semplice raccomandazione relativa per di più ai servizi resi agli atleti in fase di sottoscrizione di un contratto e  non per  le intermediazioni tout court di calciomercato. Ai procuratori-intermediari viene anche data, in quel momento, la facoltà di superare il limite del mandato unico, che per esempio esisteva in Italia, e rappresentare nello stesso affare chi vende, chi compra e il calciatore. L’assenza del mandato esclusivo ha moltiplicato i compensi (chiedere  a Mino Raiola per l’affare Pogba) e nel 2019 mediamente per affari oltre i 5 milioni le commissioni pagate dai club non sono state inferiori al 7% e non sono scese sotto il 10  per le operazioni con un prezzo  tra uno e 5 milioni.
La nuova stretta
Il presidente della Fifa Gianni Infantino vuole perciò una svolta per contenere gli «esorbitanti» compensi dei procuratori e fissare nuovamente regole che evitino il sorgere di conflitti di interessi, bloccando la possibilità di rappresentanze multiple. Più nel dettaglio l’idea al vaglio della Fifa – che ha l’appoggio di club, Leghe  e Federazioni- è  quella di stabilire un  tetto massimo alle commissioni pari al 10% del trasferimento per il club che vende, al 3% per chi compra e a un altro 3% per il giocatore. A Zurigo inoltre si sta studiando la possibilità di reintrodurre un sistema di licenze per gli agenti, di creare una «Clearing House» per migliorare la trasparenza finanziaria e rendere pubbliche le singole commissioni  agli intermediari. Attraverso questa struttura dal 2021 passerà il pagamento dei premi di formazione, ma  in seguito dovrebbe diventare una camera di compensazione per le transazioni internazionali  (come avviene per la Lega di Serie A, ad esempio) e la “cassa” attraverso cui i club verseranno il dovuto agli agenti. Forse tra le misure che la Fifa intende adottare è questa la più indigesta per i procuratori.

La cena dei superagenti
Per contrastare il rischio di veder eroso il loro business, lunedì scorso i  superagenti del football  si sono ritrovati a cena a  Londra, nel quartiere di Mayfair. Mino Raiola,  Jonathan Barnett, Jorge Mendes, hanno deciso di mettere a punto una strategia comune e hanno fatto sapere che impugneranno in ogni sede il provvedimento della Fifa  che ritengono lesivo della libertà d’impresa. Più di un avvertimento, una promessa per la Fifa di Infantino.

(articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore il 24 gennaio)