Con scelte confusionarie e contraddittorie, che hanno alimentato una dietrologia francamente insopportabile soprattutto in questi giorni di emergenza sanitaria per l’epidemia di coronavirus, il calcio italiano ha dato il peggio di sé.
Ora serve una sterzata per dare un segnale forte di unità e di solidarietà nei confronti del paese, dei cittadini contagiati o spaventati e alle prese con innumerevoli sacrifici, con gli altri comparti economici in balia di una congiuntura negativa che rischia di avvitarsi in una recessione profondissima.
Il Governo ha messo peraltro sul tavolo la possibilità di stoppare per 30 giorni tutte le manifestazioni sportive per fermare il contagio ed evitare che gli ospedali siano sopraffatti al punto da non poter più fornire le adeguate cure ai pazienti infetti (che possono guarire, come l’evidenza medica ci sta insegnando).
Personalmente, avrei sospeso e rinviato le 2 ultime giornate e dalla prossima, in accordo con la autorità sanitarie, avrei giocato partite a porte chiuse in tutta Italia (il virus non conosce confini), con una riapertura degli stadi non appena le condizioni lo consentiranno.
Giocare le partite a porte chiuse per Serie A, B e C da qui a fine stagione potrebbe comportare una perdita da entrate da stadio tra i 150 e i 200 milioni (aggiungendo anche i ricavi derivanti da gare europee). In cambio, il Governo potrebbe riconoscere un aiuto pubblico ai club.
La demagogia in questi casi non serve. Il calcio è un settore industriale come gli altri, a cui si sta giustamente si sta chiedendo un sacrificio per la salute pubblica, e come gli altri settori andrà aiutato. Non bisogna pensare solo allo stipendio dei big, ma ai tanti lavoratori normali del comparto sport/turismo che sono impiegati direttamente nelle società o nell’indotto. Il vantaggio del calcio è che genera risorse proprie anche di carattere fiscale che non sottraggono fondi alla collettività. Dalle sole scommesse sportive sul calcio ad esempio l’Erario incassa un gettito di oltre 200 milioni.
Difficile dire, in alternativa, quanto costerebbe sospendere il campionato. Tra diritti tv e sponsorizzazioni per 6 mesi la Serie A incassa circa un miliardo, più 200 milioni da stadio. A fronte di costi che non diminuirebbero significherebbe mandare gamba all’aria il 75% dei club…