La nuova era del calcio cinese inizia martedì, con un salary cap, senza i campioni di carica del Jiangsu Suning e con un nuovo contratto televisivo per far fronte alla rottura con Pp Sports. La Chinese Football Association ha ceduto i diritti per le prossime tre stagioni a Tencent per un valore complessivo di 240 milioni di yuan, pari a poco più di 30 milioni di euro, stando a quanto riportato dai media cinesi. Una soluzione tampone, con un accordo che non prevede l’esclusiva, dunque i vertici del calcio cinese sperano di poterlo integrare con altri contratti per riuscire a limitare il più possibile i mancati introiti derivanti dalla rescissione dell’accordo con Pp Sports. La piattaforma controllata da Suning, proprietaria dell’Inter, ha acquisito i diritti nel 2017, ma ha dovuto concludere anticipatamente l’accordo.
Stando a quanto riportato lo scorso 1° marzo dal Beijing Youth Daily, il motivo della rottura sarebbe da ricercare nel mancato pagamento di una quota prevista per i diritti televisivi relativi alla stagione scorsa. Diritti che sono gestiti dall’agenzia China Sports Media fino al 2025, la quale li aveva a sua volta ceduti a Pp Sports, finita nell’occhio del ciclone pochi mesi fa anche per l’accordo risolto anticipatamente con la Premier League. L’emittente di casa Suning non ha versato una tranche da circa 180 milioni di euro nelle casse della Premier, relativa alla stagione 2019/20, la prima della partnership triennale dal valore complessivo di oltre 630 milioni di euro. L’accordo regionale più remunerativo del calcio inglese, almeno fino a quel momento, finito in tribunale: la lega britannica ha fatto causa a Suning, la quale a sua volta ha presentato una controcausa ribadendo di aver cercato un compromesso. Anche la Premier League si è affidata a Tencent, per la stagione attuale.
Risolta, seppur parzialmente, la querelle televisiva, la Chinese Super League è pronta a tornare in campo. Lo farà senza il Jiangsu campione in carica, dopo la decisione da parte di Suning della chiusura del progetto calcistico e la conseguente esclusione dal campionato. In caso di ammissione al torneo, avrebbe dovuto togliere ogni riferimento a sponsor e proprietari dal proprio nome, come fatto da 13 delle 16 partecipanti al campionato di massima serie per effetto dei nuovi regolamenti imposti dalla Chinese Football Association. Regolamenti che prevedono anche un tetto salariale a partire da questa stagione: il monte ingaggi complessivo è fissato a 600 milioni di yuan (meno di 77 milioni di euro) con un massimo di 10 milioni di euro per gli ingaggi dei calciatori stranieri. A livello individuale, i calciatori locali non possono guadagnare più di 5 milioni di yuan (640 mila euro) a stagione, mentre gli stranieri non possono andare oltre i 3 milioni di euro.
Martedì è in programma il calcio d’inizio del campionato, che parte dunque senza un campione in carica. A dare il via al torneo sarà l’anticipo tra Chongqin Lifan e Shandong Taishan, mentre il Guangzhou di Cannavaro esordirà in casa nel derby col Guangzhou City, in quello che sarà un anno di spending review per il calcio cinese. “Dobbiamo prendere misure per frenare la bolla speculativa nella lega e promuovere uno sviluppo sano e sostenibile del calcio professionistico”, ha dichiarato il presidente della Chinese Football Association, Chen Xuyan, in un’intervista rilasciata nello scorso mese di marzo all’agenzia Xinhua. “La spesa dei club della Chinese Super League – prosegue – è circa tre volte superiore a quella dei club della J-League giapponese, ma la nostra squadra nazionale è decisamente molto indietro rispetto alla loro. Le bolle non solo incidono sul presente del calcio cinese, ma anche sul futuro”.