Uefa, il Covid-19 costa 9 miliardi ai club e interrompe 20 anni di crescita

Per la prima volta in 20 anni, i ricavi del calcio europeo sono diminuiti. Colpa di una crisi sanitaria che dovrebbe costare quasi 9 miliardi club del vecchio continente sugli esercizi 2019/20 e 2020/21. È quanto emerge dalla dodicesima edizione dello European Club Footballing Landscape, report pubblicato dalla Uefa, secondo cui 120 squadre sono a “rischio esistenziale” viste le difficoltà causate dal Covid-19. La proiezione sui mancati ricavi per il periodo 2019-2021 è di 8,7 miliardi di euro, la maggior parte dei quali (circa 7,2 miliardi) relativamente ai 711 club di prima divisione e 1,5 miliardi per i club minori. Una stima basata sia sui conti già pubblicati dalle società, sia sulla rinegoziazione dei diritti tv, ma che di fatto si allinea alle conclusioni effettuate dai “ribelli” della Superlega. L’Eca aveva precedentemente stimato mancati introiti per 4 miliardi di euro nel biennio in questione, ma a dicembre Andrea Agnelli, allora presidente dell’associazione europea dei club, aveva stimato un impatto compreso tra i “6,5 e 8,5 miliardi di euro”.

Un effetto negativo causato in primis dalla chiusura degli stadi, che ha portato ad una riduzione dei ricavi dalla biglietteria compresa tra i 3,6 e i 4 miliardi nel biennio, per di più con un’incertezza persistente nonostante ci si stia gradualmente avviando ad un ritorno degli spettatori. Per quanto riguarda i ricavi commerciali, il ribasso è stimato in 2,4-2,7 miliardi di euro, mentre il taglio previsto per i proventi televisivi si aggira tra gli 1,2 e gli 1,4 miliardi di euro sulle due stagioni in esame, ma sono già in corso rinegoziazioni degli accordi che porterebbero ad un’ulteriore riduzione di 700 milioni di euro dopo il 2021. A patire maggiormente la crisi sono i club francesi, che hanno subito un calo degli introiti del 30%. In 20 anni, inoltre, il calcio europeo aveva segnato una crescita media dei ricavi dell’8,2%, con introiti cumulativi pari a 23 miliardi di euro. Sempre in questi due decenni, però, sono aumentati gli stipendi, tali da assorbire il 60% delle entrate, una quota “significativamente superiore a ogni altro settore, compresa la banca d’investimento”, osserva l’Uefa. Il risparmio per i club, con le misure di riduzione degli stipendi attuate, è stato di 2 miliardi di euro.

Nel report c’è anche spazio per la Superlega e per la questione sollevata dai 12 club che avevano aderito al progetto (9 dei quali hanno raggiunto un’intesa con la Uefa) in merito alla solidarietà. “La solidarietà è fondamentale per la piramide calcistica europea e sarà cruciale affinché il calcio possa nuovamente prosperare dopo questa pandemia. I report sui 10 miliardi di dollari in 23 anni e le affermazioni fuorvianti sul triplicare la solidarietà meritano di essere inserite in un contesto adeguato, anche qualora non dovesse mai realizzarsi. La solidarietà annuale della Uefa Champions League verso le altre competizioni per club è stata di 558 milioni annui nel ciclo 2018-2021. Ciò comprende 108 milioni per i club che non superano i turni di qualificazione, 32 milioni per i club eliminati dai play-off di Champions League, 130 milioni per lo sviluppo giovanile per i club che non si qualificano alle competizioni Uefa, 269 milioni nei sussidi per le competizioni e per i costi sostenuti dall’Europa League e 21 milioni per le federazioni nazionali in tutta Europa. Con i contratti commerciali quasi conclusi per il ciclo 2021-24, questa solidarietà è destinata a crescere significativamente da quest’estate, con un aumento dei pagamenti diretti verso i club fino a 35 milioni di euro. Senza entrare in calcoli dettagliati, un modesto tasso di crescita del 5% annuo (ben al di sotto dei tassi storici e attuali) dovrebbe generare più di 28 miliardi di dollari in solidarietà”.

La Uefa ha inoltre annunciato ieri l’avvio di un processo di consultazione per unire le parti interessate del calcio europeo e rafforzarne il futuro a beneficio di tutti. Nei prossimi mesi, la Convenzione sul futuro del calcio europeo riunirà i rappresentanti delle federazioni nazionali, delle leghe, dei club, dei calciatori, degli allenatori, dei tifosi e degli agenti per discutere le politiche di lungo termine e le riforme della governance. In concreto, la convenzione mirerà a garantire il progresso su quattro basi, per una maggiore stabilità futura: garantire la sostenibilità e la responsabilità finanziaria all’interno del calcio europeo; rafforzare la competitività, la distribuzione della solidarietà e lo sviluppo dei giocatori; stabilire misure di buon governo più coerenti a livello internazionale e nazionale; far progredire lo sviluppo del calcio femminile e innalzarne lo status a tutti i livelli. Il primo giro di consultazioni si terrà a luglio, in concomitanza con l’ultima settimana dell’Europeo. Un secondo ciclo è previsto a settembre.