Per la squadra di un quartiere di Verona che per anni ha issato il vessillo del calcio di provincia, tenace e pulito, è davvero una brutta fine. Il Chievo Verona della famiglia Campedelli non è stata ammesso alla Serie B e rischia ora la scomparsa dal calcio professionistico. Dopo la prima bocciatura della Covisoc e la conferma del Consiglio federale della Figc ora non resta che il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, ma i margini per un ribaltamento della decisione sembrano minimi. Intanto anche in Serie C, si registrano esclusioni eccellenti, anche di proprietà insediatesi da poco. Non sono state ammesse per irregolarità fiscali e contributive rilevate dalla Covisoc: Carpi, Casertana, Novara, Paganese e Sambenedettese.
Il Chievo presieduto da Luca Campedelli dal 1992 è retrocesso in cadetteria nella stagione 2018/19 dopo 11 campionati consecutivi in Serie A. Nelle sue due ultime stagioni in Serie B ha sempre disputato i playoff per tornare nella massima serie, senza però riuscirci. La Covisoc ha espresso riserve su alcune rateizzazioni fiscali stipulate e poi sospese con l’agenzia delle Entrate. Il club in una nota ufficiale ha dichiarato che «in merito alla comunicazione pervenuta dalla Co.Vi.So.C, il ChievoVerona annuncia il ricorso ritenendo di aver operato in linea con le normative vigenti e federali, per l’iscrizione al campionato di Serie B 2021/22».
La favola del Chievo si era già affievolita dopo il caso della plusvalenze fittizie. Una indagine della Procura federale aveva ricostruito un quadro di presunti illeciti amministrativi che spaziava dal 2015 al 2018 e che si era consumato, per l’accusa, in una serie di plusvalenze realizzate tra la società clivense e il Cesena per gonfiare il ricavi e ottenere l’iscrizione ai campionati. pur non avendone i requisiti. Accuse che, se accolte dai giudici, potrebbero perfino mettere a rischio la permanenza delle due squadre nei rispettivi campionati, comunque le graverebbero di robuste penalizzazioni. L’indagine della Procura federale sulle «plusvalenze fittizie» di Chievo e Cesena si è chiusa dopo una quarantina di audizioni con i deferimenti al Tribunale federale nazionale dei presidenti Luca Campedelli e Giorgio Lugaresi e dei due club coinvolti. Anche se alla fine a pagare con una sanzione vera è stato solo il Cesena (peraltro fallito). Il Chievo di Campedelli per questioni procedurali salvò la Serie A senza però cancellare le ombre di quelle pratiche.
«I ricorsi non sono stati accolti e oggi sei club non hanno conseguito la licenza nazionale. Hanno due giorni per fare ricorso e c’è ancora una partita aperta per quanto riguarda eventuali valutazioni da parte del Collegio di Garanzia»,ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, al termine del Consiglio. Il numero uno federale ha comunque evidenziato tutta la sua amarezza: «Avevamo allontanato il rischio di perdere squadre iscritte e oggi perdiamo anche una squadra di B. Sono segnali allarmanti che richiamano comunque un intervento. I tempi sono gli stessi, la necessità di un’accelerazione deriva da una maggiore serenità e positività che abbiamo assimilato in questi 50 giorni di Europei. Non cambia il mio impatto psicologico in termini di convinzione nel dire che è indispensabile un percorso di riforma. Lo dicono i risultati di oggi». Tra le idee che circolano per «ammorbidire» il rischio di doppio salto dalla A alla C, una Serie B2 cuscinetto tra la Serie A e una C più asciutta. Per quanto riguarda il club veronese, il numero uno della Lega di B, Mauro Balata, ha aggiunto: «Io sono un garantista. Il Chievo è una società che ha una storia importante, ora vediamo cosa sosterranno nel terzo grado di giudizio».