L’assemblea degli azionisti della Juventus a ha approvato il bilancio dell’esercizio al 30 giugno 2021, che si è chiuso con una perdita d’esercizio pari a 209,5 milioni di euro, coperta mediante utilizzo della riserva da sovrapprezzo azioni. Conseguentemente non sono stati deliberati dividendi. L’assemblea ha inoltre approvato la proposta di aumento di capitale sociale, a pagamento e in via scindibile, da effettuarsi entro il 30 giugno 2022, per un importo massimo complessivo di 400 milioni, comprensivo di eventuale sovrapprezzo, mediante emissione di nuove azioni ordinarie prive di valore nominale espresso e aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione.
Per la Juventus, come per tutti gli altri club d’Europa, l’impatto della pandemia di Covid-19 è stato decisivo nella chiusura del bilancio col passivo più ampio di sempre. Andrea Agnelli, nel suo discorso agli azionisti, ha voluto sottolineare proprio quanto abbia inciso l’emergenza sanitaria non solo sui conti del club, ma anche sull’attività sportiva: «Abbiamo giocato 60 partite senza pubblico, dal maggio del 2020 fino all’inizio di questa stagione. E 60 partite, vi assicuro, sono un numero incredibile. Tamponi continui, costanti, ogni due giorni quantomeno per chi viveva in questo contesto; le bolle, io non facevo parte del gruppo squadra ristretto e quindi quando la squadra andava in bolla, non potevo neanche sedermi insieme ai 30-40 che eravamo e vedere delle partite da solo è stato veramente vivere un calcio irreale. Tutte le linee di ricavo sono state messe in discussione da questa crisi pandemica, l’incredibile crisi di liquidità all’interno del sistema ha poi portato ad una crisi politica e istituzionale».
Da qui si passa inevitabilmente al progetto della Superlega, del quale la Juventus rimane promotrice insieme a Real Madrid e Barcellona: «La nascita della Superlega – prosegue Agnelli – che aveva per altro due condizioni sospensive che non sono state debitamente prese in considerazione come il raggiungimento di un accordo con Uefa e Fifa o la possibilità di organizzare una seconda o terza competizione, è stata la constatazione, non da parte di 3, ma da parte di 12 club, delle obsolete impalcature su cui si regge il calcio, che attualmente sta rifiutando ogni cambiamento per mantenere una classe politica che non rischia, non compete, ma vuole decidere e incassare. A mio giudizio, la slealtà va cercata in chi ha sempre rifiutato il dialogo sulle riforme. Non mi voglio arrendere, non mi sono arreso ieri, non mi voglio arrendere oggi, non mi arrenderò domani. Il sistema ha bisogno di un cambiamento e la Juventus vuole farne parte, ma non posso che ribadire, una volta di più, che sarà solo ed esclusivamente attraverso il dialogo costruttivo che si potrà arrivare ad una soluzione soddisfacente per tutti». Inoltre, il presidente della Juventus aggiunge: «Non posso che ricordare che per dieci anni ho collaborato più che lealmente per cambiare un sistema troppo instabile che non valorizza appieno il valore commerciale, non tutela gli investitori, e che ha abbandonato il puro merito sportivo dal 1991».
Aspettando che sulla Superlega si pronunci la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, alla Juventus non resta che fare i conti con i risultati della scorsa stagione, che sul campo l’hanno vista ottenere all’ultima giornata un piazzamento in Champions League dopo aver vinto nove scudetti di fila, mentre fuori affronta una perdita senza precedenti: «Quello che sicuramente manca – conclude Agnelli è il totale ridimensionamento in questi due anni sul mercato dei trasferimenti. Un mercato dei trasferimenti da 6,5 miliardi del 2019 per quanto riguarda le società europee. Nel 2020 abbiamo consuntivato un mercato di trasferimenti per 4 miliardi, nel 2021, quest’estate, per 3 miliardi. Questa costrizione incredibile avrà le sue ripercussioni soprattutto sulle squadre medio-piccole, che vivono del mercato dei trasferimenti. Il tema è, per guardare avanti in questo contesto, che cosa farà la Juventus? Abbiamo già comunicato l’impatto del Covid sulla nostra società: l’impatto degli effetti diretti e indiretti è di 320 milioni, con un 40% di questi effetti che si riverbererà sull’esercizio in corso. Quindi noi andremo a quantificare gli effetti del Covid al termine di questa stagione. Il piano di investimenti che avevamo proposto nel 2019 era credibile e i suoi effetti si sarebbero verificati nel medio termine. Un piano espansivo evidentemente porta con sé una previsione di perdite nei primi anni di attuazione di quel piano. Ma quel piano era credibile ieri ed è credibile oggi e ha le carte in regola per ripartire, grazie all’aumento di capitale».