Il primo fallimento della stagione, in Serie C, arriva proprio nel giorno del giro di boa. Poche ore prima di dare il via al girone di ritorno, il Catania è stato dichiarato fallito dal tribunale del capoluogo etneo. Una vicenda che si trascina ormai da anni, quella del club siciliano, culminata con la nomina di tre curatori per l’esercizio provvisorio, che però è stato disposto a brevissima scadenza. Il collegio presieduto da Mariano Sciacca ha infatti fissato al prossimo 2 gennaio la data entro cui valutare se far proseguire l’attività fino al termine della stagione. Il che significa, per la Lega Pro, il rischio concreto di perdere un club a campionato in corso, come già avvenuto in passato con Trapani, Pro Piacenza, Matera e Modena.
Per la sezione fallimentare del Tribunale di Catania, sulla base dell’analisi svolta dai consulenti tecnici d’ufficio, l’esposizione debitoria complessiva al 30 settembre 2021 è di 53,9 milioni di euro, dei quali circa 2,95 milioni di cosiddetto debito sportivo. Questo a fronte di un patrimonio netto negativo pari a oltre 13 milioni di euro. Inoltre sono state riscontrate «modeste disponibilità liquide», tant’è che per portare avanti la gestione (definita «palesemente antieconomica») si fa affidamento a «consistenti ricapitalizzazioni da parte della proprietà», dato che l’azienda «non dispone delle risorse necessarie a consentire l’integrale copertura delle esigenze primarie», ovvero stipendi, ritenute fiscali, contributi previdenziali e utenze energetiche. L’attivo circolante, di circa 3,5 milioni di euro, è costituito in gran parte da crediti, parte dei quali oggetto di pignoramento o dati in pegno a garanzia delle fideiussioni richieste per l’iscrizione al campionato.
Di fronte a tale scenario, i giudici hanno deciso di disporre l’esercizio provvisorio, ma a brevissima scadenza. «La sostenibilità di tale esercizio provvisorio – si legge nella dichiarazione di fallimento – si riscontra solo nel caso in cui venga effettivamente riscosso il credito di circa euro 600.000,00 vantato da Calcio Catania s.p.a. nei confronti della socia unica», cifra pari al «valore negoziale del ramo d’azienda sportivo», il cui incasso tempestivo garantirebbe «il fabbisogno finanziario quantomeno dei primi due mesi del 2022». Per questo motivo, la durata dell’esercizio provvisorio è stata fissata fino al 2 gennaio: l’incasso di quel credito permetterebbe ai curatori fallimentari del Catania di portare avanti la gestione ordinaria (almeno fino a febbraio) e gli etnei continuerebbero a disputare il campionato di Serie C, avendo a disposizione pure la finestra invernale di calciomercato per far cassa o alleggerire i costi salariali. Se l’esercizio provvisorio non dovesse essere prolungato, scatterebbe la radiazione a stagione in corso.
L’articolo 16 comma 6 delle Noif, sull’argomento, non lascia adito a dubbi: «Il Presidente Federale delibera la revoca della affiliazione di una società alla Figc in caso di dichiarazione e/o accertamento giudiziale dello stato di insolvenza. Gli effetti della revoca, qualora la dichiarazione e/o l’accertamento giudiziale dello stato di insolvenza siano intervenuti nel corso del Campionato e comunque prima della scadenza fissata per la presentazione della domanda di iscrizione al campionato di competenza successivo, decorrono da tale data nel solo caso in cui l’esercizio dell’impresa prosegua». Il Catania ha 30 giorni di tempo per presentare ricorso, ma solo 10 giorni per trovare la somma necessaria a portare avanti l’attività. E sul campo, con una penalizzazione di 2 punti già sul groppone, è arrivata pure una sconfitta in casa col Monopoli, che allontana i rossazzurri dalla zona play-off. Ma la classifica, oggi, è l’ultimo dei problemi per gli etnei.