Lunedì prossimo si annuncia un’assemblea della Lega piuttosto accesa. Al confronto tra i 20 club, che hanno visioni divergenti sulla configurazione del nuovo contratto dei diritti tv della Serie A per il triennio 2015-2018, si aggiunge quello tra i due broadcaster che si dividono il mercato domestico, Sky e Mediaset premium. Per l’advisor Infront che finora ha garantito alle società un incasso minimo di circa 900 milioni a stagione non sarà facile trovare un compromesso.
Ieri, Mediaset ha organizzato a Milano un incontro con i media per spiegare la propria strategia, mentre il vicepresidente Sport Channels e Pubblicità di Sky, Jacques Raynaud, ha scritto una lettera al Corriere della Sera. I due operatori in realtà avevano già esposto le rispettive (e opposte) valutazioni nel rendez-vous con i presidenti del 20 settembre. Per Sky solo una reale esclusiva – al netto dei limiti della Legge Melandri e dell’Antitrust – può sostenere i ricavi. La tv del Gruppo Murdoch è il maggiore finanziatore della A: dal 2003 ha versato ai club 6,3 miliardi, con un incremento di 195 milioni in uno scenario di calo di profitti e abbonati. Per Sky non è più possibile che la Lega offra sostanzialmente lo stesso prodotto a più operatori. Il pacchetto ottenuto da Sky include tutte le gare (380), mentre quello di Mediaset 324 match, con una differenza di costo, per Raynaud, ingiustificata: in questa stagione, rispettivamente, 561 e 268 milioni.
In Premier e Bundesliga in occasione dell’ultimo rinnovo la concorrenza fra broadcaster e aziende tlc (Bt contro BSkyb in Gran Bretagna e Sky contro Duetsche Telekom in Germania) ha portato ad aumenti dei fatturati superiori al 50 per cento. In Italia si dovrebbe puntare, più che su diverse piattaforme, su pacchetti di esclusive (per esempio, per squadre). Una soluzione che non convince Marco Giordani, ad di Rti-Gruppo Mediaset, che ha sottolineato ieri (alla luce di una ricerca McKinsey) come il mercato italiano del calcio pay tv sia «maturo», con una riduzione degli abbonati totali sotto i 5 milioni e «3,9 milioni di clienti "persi"». Secondo Giordani, l’ingresso di Mediaset Premium ha permesso di allargare la platea a una clientela di circa 1,5 milioni di famiglie che sono passati dal free al pay grazie ai prezzi più bassi. Per cui l’attuale doppia offerta segmentata per piattaforma massimizza il valore del mercato: in Italia il prezzo dei diritti per abbonato è di 176 euro, contro i 143 in Gran Bretagna e 120 in Germania. L’audience di Serie A dimostra d’altro canto che solo un terzo dei match supera un milione di telespetattori, mentre un altro centinaio ha meno di 100mila spettatori. Questo significa per Giordani che pacchetti di esclusive disegnati per classi di match o per squadra ne renderebbe alcuni scarsamente convenienti. Mediaset e Sky potrebbero concorrere solo per i pacchetti con i club più "seguiti" e disertare gli altri bandi, con la conseguenza che molte squadre potrebbero non avere copertura e che le risorse complessivamente ricavate dal Calcio italiano Spa si ridurrebbero.
Intanto, il Comitato esecutivo della Fifa ha incaricato la Media Partner&Silva di vendere in Italia i diritti tv per i Mondiali 2018 e 2022. L'azienda vende già diritti di eventi in oltre 200 Paesi e per l'Italia vende all'estero i diritti tv della Serie A e altri sport. ''Di solito – ha spiegato il capo comunicazione della Fifa Walter De Gregorio – la Fifa vende direttamente i diritti per i Mondiali. Ma dato che abbiamo qualche difficoltà con il mercato italiano, abbiamo incaricato una società specializzata''.