I debiti dei club della Liga, come ha di recente denunciato il Consiglio Superiore degli Sport (Consejo Superior de los Deportes) in un documento ufficiale hanno raggiunto nel 2011 quota 3,6 miliardi di euro. Sommati ai 522 milioni di euro di debiti delle squadre di Segunda División, il calcio spagnolo ha in bilancio oltre 4,1 miliardi di debiti (di cui 750 milioni nei confronti dell'Erario). Per questo dalla prossima stagione scatterà il piano di controllo finanziario sulle squadre affidato poprio al Consiglio giudato da Miguel Cardenal, il quale ha annuciato che l’obiettivo èo di ridurre il debito da 4 a 3 miliardi in 3 anni, 300 milioni a stagione, tagliando 100 milioni annuali nei budget dei club, ricavandone altri 100 dalla cessione dei giocatori e 100 dall’ingresso di capitale straniero come per esempio i fondi d’investimento (ma su quest'ultimo punto la Uefa potrebbe avere molto da ridire).
Bisogna aggiungere che l’impatto però non sarà uguale per tutte le squadre poiché Real Madrid e Barcellona “hanno un livello di indebitamento assumibile per la loro capacità di generare risorse. Affetta sopratutto ad altre squadre e ad alcune gli si comunicherà di vendere qualche giocatore”, come ha chiarito Cardenal. Il dato preoccupante è che ci sono ben 22 club professionistici interessati da procedure concorsuali.
Il Consejo Superior de Deportes ha anche preso la decisione di introdurre norme che impongano un sostanziale pareggio di bilancio a partire dalla stagione 2013/2014 ai club iderici e ha costituito una Commissione che su base trimestrale dovrà ricevere e valutare i dati trasmessi dai club, che dovranno fornire le informazioni in tempo utile per consentire un giudizio annuale entro il 1° luglio. Per il primo anno di applicazione del nuovo regime le sanzioni saranno rappresentate dal divieto di operare con il calciomercato in entrata, mentre dalla stagione 2014/2015, invece, le squadre che non dovessero rispettare il requisito del break-even potrebbero addirittura essere sanzionate con la retrocessione d'ufficio e, nei casi più gravi, escluse dai campionati professionistici.