Dunque, come ampiamente annunciato da giorni (ma perchè allora attendere tanto per ufficializzare una decisione che è diventata un segreto di Pulcinella?), la Commissione disciplinare ha decretato due punti di penalizzazione al Napoli e sei mesi ciascuno di squalifica per Paolo Cannavaro e Gianluca Grava per il presunto tentativo di combine di Sampdoria-Napoli. All'ex terzo portiere Matteo Gianello, sono stati comminati 3 anni e 3 mesi. Le "sentenze", anche quelle sportive, vanno sempre rispettate naturalmente. Ci sono tuttavia alcuni aspetti tecnici di questa vicenda che per modi e tempi lasciano perplessi. Aspetteremo le motivazioni per avere un'idea più precisa. Ma al momento qualche considerazione pare più che plausibile.
La responsabilità è oggettiva? In primo luogo, i modi. Può accadere, accade anche nei processi penali, che il giudice aggravi la pena richiesta dal pubblico ministero. Palazzi aveva chiesto un solo punto di penalizzazione per la società, tentando di graduare quella responsabilità oggettiva che tutti dichiarano di voler rivedere (ma da giugno 2013, sempre che non scoppino altri scandali) e che spesso si trasforma in una ghigliottina automatica per i club. Causando oltre al danno sportivo anche danni economici, oggi più che mai intollerabili, soprattutto di fronte a situazioni nella quali l'azienda non può assolutamente far nulla per impedire la commissione dell'illecito. A meno che non si pretenda che i dirigenti abbiano occhi e orecchie ovunque.
Incongruenze. La soluzione prospettata da Palazzi, date le attuali norme e alla luce della "giurisprudenza" che è andata consolidandosi in questi mesi, appariva perciò non solo ragionevole ma anche (per una volta) innovativa. Ma forse l'innovazione non appartiene al dna del football tricolore. Vedremo come i giudici spiegheranno il fatto di aver valutato più gravemente il quadro probatorio messo a disposizione da Palazzi. Oltre a constatare che è assurdo parlare, come pure hanno fatto, di "par condicio" con altre squadre partecipanti al campionato in corso (Sampdoria e Torino), poichè ogni caso dovrebbe fare storia a sè. Per quanto ne sappiamo nel caso del Napoli non ci sono intercettazioni che coinvolgano altri tesserati a parte Gianello, né ci sono prove di passaggi di soldi e di altre utilità ad altri tesserati azzurri. Ci sono solo le dichiarazioni dell'ex terzo portiere del Napoli che ha sostenuto davanti a un "amico" (un poliziotto in incognito che poi la ha denunciato) e, dopo molte sollecitazioni degli inquirenti, anche in Procura di aver avvicinato Cannavaro e Grava negli spogliatoi, facendo balenare la possibilità di un "patto" per perdere la partita con la Sampdoria. Lo stesso Gianello ha chiarito di aver ricevuto un netto rifuito dai due calciatori. Nel processo sportivo vige il principio dell'inversione dell'onere della prova per cui Grava e Cannavaro avrebbero dovuto fornire la prova della propria innocenza, oltre a negare che la conversazione con Giannello sia avvenuta. Prova che evidentemente non è stata fornita per la Disciplinare. Grava, in particolare, davanti al pm ha solo ammesso che tutt'al più Gianello "avrà fatto negli spogliatoi qualche battuta scherzosa sul fatto che eravamo già in vacanza". Non avendo denunciato l'approccio di Gianello perciò Cannavaro e Grava meritano la squalifica, per la commissione Figc, anche se per "soli" sei mesi, anzichè per i nove mesi chiesti da Palazzi. Per la commissione pesano l'amicizia di Gianello con i due, il fatto che Grava e Cannavaro giocavano in difesa e quindi potevano alterare più facilmente il risultato e la confessione dell'ex terzo portiere (che nella stagione 2009/2010 non ha mai giocato peraltro).
La tempistica. Passando ai tempi, resta da capire per qual motivo la giustizia sportiva abbia aspettato la fine del 2012 per pronunciarsi sul Napoli, posto che il materiale probatorio era già quello acquisito questa estate. Non risultano, infatti, novità rispetto a quanto già emerso. "La versione definitiva di Gianello veniva confermata – scrive la commissione – integralmente dinanzi alla Procura federale in occasione dell'audizione del 16 luglio 2012". Il Napoli, perciò, come sottolineato nella nota diffusa dopo la condanna protesta contro l'intervento: "Ogni eventuale decisione va presa prima che inizi un torneo o al termine dello stesso. Dalla stagione 2009/2010, di tempo ce n'è stato per valutare e decidere. Siamo fiduciosi che nei due gradi successivi di giudizio si possa applicare una vera giustizia che si fondi sul diritto e sull'equità e non sul giustizialismo. Benigni docet". L'afflittività delle penalizzazioni sportive non ha senso se altera i tornei in corso di svolgimento. Specie se i presunti illeciti, riguardano stagioni precedenti e il coinvolgimento della dirigenza è "oggettivamente inesistente". Il problema potrebbe a breve riguardare anche altri club come Lazio e Genoa, società che hanno visto alcuni propri tesserati coinvolti in procedimenti penali.
Riforma ineludibile. Alla luce di tutte queste considerazioni fa bene il Napoli a ricorrere al secondo grado di giustizia della Figc e poi al Tribunale dello sport del Coni, dove le sanzioni potrebbero essere ridotte a un punto di penalizzazione e a tre/quattro mesi di squalifica per i calciatori. Sarebbe un peccato inemendabile, però, se Lega e Figc non si attivassero, proprio a partire dalle incongruenze del caso Napoli, per modificare integralmente e ammodernare il concetto di responsabilità oggettiva.