Barche, auto di lusso, elicotteri, ma soprattutto l'"investimento" nel Mantova Calcio. Sono queste le spese fatte da Fabrizio Lori, l'ex patron del Mantova arrestato per bancarotta fraudolenta, che avrebbe prosciugato il patrimonio della Nuova Pansac, azienda di cui era amministratore unico e ad, portandola nel dicembre dell'anno scorso al fallimento. L'imprenditore, anche "per garantirsi un tenore di vita elevato", avrebbe distratto una quarantina di milioni, dei quali circa 19 trasferiti senza alcuna ragione nelle casse della squadra mantovana un tempo da lui presieduta.
L'ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip di Milano Alessandra Clemente su richiesta del pm Isidoro Palma, titolare delle indagini che hanno accertato come l'amministratore delegato della Nuova Pansac, – diventata leader nel settore igienico-sanitario, cinque stabilimenti tra Veneto e Lombardia e allora con 819 dipendenti – "per anni e fino al 2010, incurante delle sorti della società, ha continuato a fare scelte finalizzate solo al raggiungimento di scopi e di interessi personali e comunque del tutto ininfluenti, anzi dannose per il destino" dell' azienda di famiglia, "aggravando la sua esposizione debitoria". Ecco allora che nel provvedimento del gip si sottolinea non solo come Lori abbia gestito l'impresa come se fosse "un tutt'uno con il suo patrimonio personale, utilizzando i fondi della società per scopi che nulla o quasi avevano a che fare con l'attività sociale".
Ma è l'operazione Mantova Calciò la "più significativa per il depauperamento" dell'azienda. In tutto sarebbero stati versati circa 19 milioni tra il 2005 e il 2010 alla società calcistica, dei quali circa 16,5 milioni senza "alcuna ragione" e "contropartita". Il resto riguarda versamenti per tre contratti di sponsorizzazione (anch'essi "evidenziano un profilo distrattivo") e per una consulenza affidata a Fox Energy, rappresentata da Alberto Castagnaro un mese dopo la cessione da parte di quest'ultimo a Lori delle quote di maggioranza del Mantova Calcio. Il contratto di consulenza sarebbe servito per avere "informazioni soprattutto tecniche e di mercato – si legge ancora nel provvedimento del gip – relative alla Figc e al settore calcio professionistico" e anche per fornire assistenza per un "impianto di cogenerazione" che avrebbe dovuto sorgere in uno degli stabilimenti ma che non solo non venne mai realizzato ma di cui, osserva il giudice, non esisteva nemmeno un progetto di costruzione.