Non sarà il temibile Internal Revenue Service (Irs) americano che dallo scoppio della crisi economica combatte una guerra senza quartiere contro l’evasione internazionale, ma anche la Fifa da un po’ di tempo a questa parte ha deciso di perseguire procuratori e dirigenti del mondo del pallone allergici alle tasse. Procuratori e dirigenti che, adoperando strategie del tutto simili alle pianificazioni fiscali aggressive predilette dalle multinazionali, hanno dimostrato in questi anni di essere dotati della perizia e della fantasia necessarie a inventarsi le operazioni più disparate pur frodare il Fisco.
A dar man forte agli ispettori della Federazione del calcio mondiale presieduta da Joseph Blatter, come per l’Irs, sono arrivate tecnologie e norme più affidabili per il monitoraggio dei flussi finanziari. Dall’ottobre 2010, infatti, è entrato in vigore un sistema di controllo elettronico dei trasferimenti (Transfer Matching System) – anche noto come Tms – sul quale devono obbligatoriamente transitare i dati di tutti gli affari conclusi a livello internazionale. Senza il “visto” del Tms, in altre parole, non è possibile concludere validamente l’acquisto o la cessione di un atleta tra due club appartenenti a diverse Federazioni. Grazie allo screening minuzioso reso possibile da questo immenso database – sul quale soltanto nel 2013 sono transitati 12.309 contratti per un valore di 2,7 miliardi di euro – per esempio, qualche giorno fa, la Fifa ha potuto punire il Barcellona per le irregolarità riscontrate nel trasferimento di baby-calciatori e, soprattutto, è stato possibile disvelare la prassi delle “triangolazioni” fittizie di giocatori in voga in Sud America (e non solo). Un trucco che consiste nel far tesserare per qualche mese (magari senza che scendano in campo neppure per il riscaldamento prepartita) i giocatori di un paese con alte aliquote in società residenti in paesi “offshore”, nei quali sul trasferimento si versano tasse sensibilmente inferiori. Nella “black list” della Fifa sono finiti, per ora, una decina di club che hanno sede in paesi certo non noti alle cronache per la severità dei loro regimi fiscali e bancari, tra i quali Uruguay e Svizzera.
Qualche giorno fa, l’Institucion Atletica, club uruguaiano sanzionato per aver simulato diversi affari con una multa da 40mila franchi svizzeri, ha fatto ricorso puntando il dito contro altre società sospettate di fungere da “paradisi fiscali sportivi” ma fin qui non colpite dagli strali della Fifa, tirando in ballo in particolare il Locarno per il caso Higuain. In effetti, il 50% del cartellino del centravanti argentino, appena qualche mese prima del suo passaggio definitivo dal River Plate al Real Madrid nel 2006, fu acquistato dalla società svizzera. Il centravanti argentino ora è in forza al Napoli. E proprio la Procura partenopea sta per chiudere le indagini avviate nell’ottobre del 2012 su presunte irregolarità fiscali legate a operazioni di calciomercato del club campano (indagini che nel giugno 2013 hanno portato alle perquisizioni di 41 club tra Serie A, B e categorie minori). Dopo il deposito delle rogatorie dal Sud America e delle consulenze (la scorsa settimana) si attende il via libera del nuovo Procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.
(Dal Sole 24 Ore del 4 aprile 2014)