Se guardassimo solo ai fatturati dei due club, la semifinale di Europa league tra Benfica e Juventus non avrebbe storia. I bianconeri vantano ricavi operativi, escluse le plusvalenze, tre volte superiori ai neo campioni del Portogallo. Al 30 giugno del 2013 la Juventus ha registrato, infatti, entrate per circa 270 milioni contro gli 88 milioni del Benfica.
I conti. Il fatturato della Juventus ha beneficiato di ricavi relativi alla Champions per 65,3 milioni, di ricavi da gare per 38 milioni, di diritti tv per 98 milioni, di sponsorizzazioni e pubblicità per 52,5 milioni (oltre che da plusvalenze nette per 13 milioni). Mentre i costi di mantenimento dell’organico (ingaggi e ammortamenti) sono stati pari a 200 milioni. Il Benfica, invece, al 30 giugno 2013 ha incassato premi per la partecipazione alla Champions per 13,9 milioni, cui si aggiungono i ricavi per la finale dell’Europa League (persa con il Chelsea) per 6,9 milioni. I ricavi da gare dei portoghesi sono stati pari a 25,8 milioni. I ricavi per diritti TV sono stati 8 milioni, mentre da sponsor e pubblicità ne sono arrivati 20. Tra questi 12,5 milioni derivano da sponsor tecnico e di maglia (Adidas, Pt e Central de Cervejas), 3,4 milioni dal merchandising e 1,6 dai namings rights dello stadio. I portoghesi spendono in ingaggi 50 milioni ed hanno costi per gli ammortamenti di circa 30 milioni. Meno della metà della Juventus. E se il club bianconero ha chiuso i conti 2013 con una perdita di 15,9 milioni, i portoghesi si sono fermati a 10,4 milioni.
Stadio e quotazione. Benfica e Juventus rappresentano due club della nobiltà calcistica europea. Entrambi hanno fatto scelte imprenditoriali importanti per stare al passo con i tempi. Il Benfica ha costruito prima della Juve, nel 2009, uno stadio di proprietà da 65mila posti che ancora comporta oneri finanziari rilevanti (18 milioni nel 2013). E come la Juve è una società quotata in Borsa (Sport Lisboa e Benfica-Futebol S.a.d.). Tuttavia, a differenza della Juve, il club portoghese fa del calciomercato una delle attività tipiche della gestione, soprattutto sull’asse con il Brasile, sfruttando la leva finanziaria. Nel 2013 ha realizzato plusvalenze per 51,5 milioni soprattutto per le cessioni di Witsel allo Zenit e Javi Garcia al Manchester City. Ma la peculiarità della società portoghese in questo ambito è quella di possedere il 15% delle azioni di un fondo comune di investimento, denominato “Benfica Stars Fund”, il quale detiene partecipazioni del valore di circa 30 milioni nei diritti economici di calciatori (al 30 giugno 2013 nel portafoglio del fondo c’erano, tra gli altri, il 20% di Óscar Cardozo per 4 milioni, il 24% di Rodrigo per 3,6 milioni, il 15% di Gaitán per 2 milioni e il 10% di Ezequiel Garay per un 1,2 milioni).
Il Benfica Stars Fund. In pratica, il Benfica non ha la proprietà al 100% di gran parte dei suoi tesserati. Per finanziarsi, li cede a terzi privati o ad altri fondi di investimento, conservandone una quota. In questo modo incassa subito dei soldi e conserva una percentuale del cartellino per rifarsi degli effetti di un apprezzamento degli atleti in caso di futura vendita. La partecipazione al Benfica Stars Fund consente appunto di mantenere e gestire, sia pure indirettamente, le partecipazioni relative ai calciatori. Lo scorso 31 gennaio, il club ha annunciato per esempio di aver raggiunto un accordo con la società “Meriton Capital Limited” per la cessione dei diritti economici sui calciatori Rodrigo Moreno Machado e Andre Filipe Tavares Gomes rispettivamente per 30 e 15 milioni. Per Rodrigo Moreno Machado è previsto un bonus di 10 milioni in relazione al rendimento sportivo. Mentre, per Andre Filipe Tavares Gomes, è previsto che il Benfica riceva il 25% della futura eventuale plusvalenza.