Un working group nelle singole federazioni per raccogliere proposte concrete da presentare al Comitato Esecutivo: è questa la decisione presa dalla Fifa al Congresso di San Paolo in merito alla regolamentazione delle Third Party Ownership (TPO), ovvero la proprietà dei cartellini dei giocatori da parte di terzi. Nessun divieto, dunque, ma la volontà resta quella di mettere in atto idee concrete per il futuro, in modo da trovare una soluzione comune per questa pratica. Una linea “attendista” che si scontra con la volontà della Uefa di Michel Platini, ribadita appena qualche giorno fa, di bandire dal mondo del calcio i fondi e le società che investono nei cartellini degli atleti.
Articolo 18 bis: il divieto della Fifa. L’approccio attuale della Fifa proibisce l’”influenza” da parte di terzi soggetti nel rapporto tra i club e i propri giocatori. Secondo l’articolo 18 bis delle FIFA Rstp (Regulations on the Status and Transfer of Players) è infatti vietato il rapporto con terze parti e la Commissione Disciplinare della Fifa può riservarsi di adottare misure disciplinari nei confronti delle società che non rispettano gli obblighi enunciati in questa norma. Tuttavia, raramente si arriva a dimostrare l’influenza o per meglio dire l’interferenza dei fondi nei rapporti atleti-club. E questo ha permesso alle Tpo di diffondersi dal Sud America all’Europa (Portogallo, Spagna, Europa dell’Est e Turchia).
TPO, rilevanza internazionale minima. In occasione del Congresso di San Paolo, la Fifa ha commissionato due studi sulle TPO per analizzare nel dettaglio il fenomeno e l’impatto economico di questa pratica. Dallo studio condotto dal Centre International d’Etude du Sport (CIES), si evince come le TPO riguardino una minoranza di federazioni calcistiche nazionali, la maggior parte delle quali in stati dove il calcio è altamente diffuso e dove i calciatori tendono a trasferirsi con maggiore frequenza nei principali campionati. Alcune federazioni assumono diversi approcci nei confronti di questa pratica: alcune adottano regole specifiche per vietare le TPO, come la Premier league, altre invece adottano diversi sistemi di registrazione per i giocatori coinvolti. Nell’85% dei casi l’articolo 18 bis delle FIFA RTSP è applicato alla lettera. A livello globale, dunque, le TPO hanno una rilevanza minima.
Un giro d’affari da oltre 360 milioni di dollari. Le TPO inoltre, come analizzato dal Centre de Droit et d’Economie du Sport (CDES), coprono all’incirca il 30% del valore totale delle compensazione finanziarie pagate dai club nell’ambito dei trasferimenti internazionali di giocatori. A livello globale, il valore delle TPO è stimabile in circa 360 milioni di dollari. Da questo studio si ricavano due possibili approcci per ridurre il fenomeno: l’adozione di strumenti regolatori (multe, controlli o divieti), incentivi economici (tasse, sussidi e salary cap) o strumenti che possano stabilire direttamente un numero massimo di TPO permesse.
Working group. Il prossimo passo per la Fifa e per le 209 singole federazioni calcistiche sarà quello di proseguire con i report sulla base dei due studi del CIES e del CDES, organizzando working group riguardanti proprio lo studio della pratica delle TPO. Da questi ulteriori incontri, la Fifa si aspetta proposte concrete da presentare al Comitato Esecutivo. Da lì, dunque, potrà arrivare una risposta definitiva alla questione.