Nella sessione di mercato che ha segnato il record di spesa sul mercato di tutti i tempi per la Premier League con oltre un miliardo di euro investiti nella campagna acquisti a fronte di entrate di poco superiori ai 500 milioni, è stato il Manchester United a farla da padrone. I Red Devils hanno speso infatti 193 milioni dopo una stagione fallimentare con la mancata qualificazione alle coppe europee. Il Manchester United tuttavia può vantare una sponsorizzazione da 57 milioni annui con Chevrolet, accordo che ha avuto inizio proprio in questa stagione e dal prossimo anno arriveranno anche i soldi di Adidas, ben 94 milioni all’anno, che aumenteranno il potenziale di spesa del club che si avvia a contendere a Real Madrid e Barcellona la maglia di leader nella classifica europea di fatturato puntando alla soglia dei 500 milioni annui. Anzi, proprio il rischio di perdere queste ricche sponsorizzazioni, che sarebbero decurtate in caso di mancato accesso alla Champions nella prossima stagione, ha spinto a una campagna acquisti tanto aggressiva (e per molti osservatori spropositata) per accaparrarsi tra gli Di Maria e Falcao.
Al secondo posto in termini di investimenti sul mercato troviamo il Barcellona, con 157 milioni, oltre 100 dei quali investiti per gli acquisti di Luis Suarez e di Jeremy Mathieu. Nel caso dei Blaugrana la squalifica Uefa che bloccherà il mercato nelle due prossime sessioni ha indotto ad anticipare molti colpi per rinforzare l’organico. Organico impreziosito anche dal Liverpool che chiude il podio delle squadre che hanno speso di più in Europa, con 151 milioni. Investimenti resi possibili dai ricavi per la cessione di Suarez (con 94 milioni l’affare più alto della sessione 2014) e dal fatto che proprio il Liverpool ha ottenuto i maggiori ricavi in Premier League per i diritti televisivi nella passata stagione.
Le altre squadre che hanno superato quota 100 milioni sono state le inglesi Chelsea (107) e Arsenal (102) e le spagnole Real Madrid (123) e Atletico Madrid (110). Sono rimasti invece alla finestra gli sceicchi di Paris Saint-Germain e Manchester City che avevano abituato a campagne faraoniche e che hanno dovuto rivedere i loro piani a causa delle sanzioni per il mancato rispetto dei regolamenti sul fair play finanziario. Entrambe le squadre hanno mantenuto la spesa sul limite dei 50 milioni: il PSG ha speso tutta la cifra per l’acquisto di David Luiz, mentre i Citizens, nel saldo tra entrate ed uscite, hanno chiuso con un -33 milioni e uscite complessive di 79 milioni. Tra i paperoni che hanno ridimensionato l’attività dei propri club spicca il caso del Monaco che ha effettuato cessioni per oltre 150 milioni (a partire dai gioielli James Rodriguez e Falcao).
Decisamente dietro italiane e tedesche, ma per ragioni opposte: la scarsa liquidità per i club della Serie A e la consueta attenzione ai bilanci per quelli della Bundesliga. Il Bayern Monaco campione della Bundesliga può contare addirittura un saldo positivo nonostante i 50 milioni di spesa. Le cessioni di Kroos e Mandzukic, sostituiti con lo svincolato Lewnadowski ed uno Xabi Alonso low cost hanno permesso ai bavaresi di rinforzarsi chiudendo col segno positivo. Ha investito invece parecchio con uscite per oltre 50 milioni il Borussia Dortmund intenzionato a ridurre il gap con il Bayern. Le uniche squadre italiane che hanno investito somme importanti (sopra i 40 milioni), sia pure con saldi tra entrate e uscite inferiori ai 10 milioni, sono state invece Roma e Juventus.
Le portoghesi Benfica e Porto si sono confermate invece le squadre che più sanno trarre beneficio dal mercato (anche se gran parte delle plusvalenze dovranno essere girate ai fondi di investimento che le finanziano): dalle cessioni hanno infatti ricavato rispettivamente 70 e 90 milioni. Fuori dall’Europa spicca l’attivismo dei club della Qatar Stars League. Il solo Al-Arabi Sports Club ha speso quasi 40 milioni di euro.