Andrea Agnelli non è mai stato tenero con il sistema calcio italiano e l’intervista rilasciata ai tedeschi di «Die Zeit» ne è l’ulteriore conferma. Parole dure quelle del presidente della Juventus, che rifiuta l’etichetta di «capo dell’opposizione perchè non esiste un governo. Da noi non succede nulla senza l’Assemblea dei Presidenti. La stessa Lega è debole, non ha nessuna autorità, nè un proprio management. Questo porta ad una situazione meno trasparente, come ad esempio nel caso dei diritti tv, e a conflitti di interesse». Secondo Agnelli bisogna «cambiare alcune idee e comportamenti. Con poche eccezioni i presidenti dei club e i principali funzionari hanno 60-70 anni. Ci sono pochi quarantenni».
Per Agnelli “il caso del Parma è solo la punta dell’iceberg: il fatto che un club possa arrivare fino a questo punto e’ frutto della cattiva gestione del calcio italiano”. Il presidente della Juventus vorrebbe una serie A “gestita come la Premier League in Inghilterra, da persone che portano avanti l’intera Lega come prodotto. Con una strategia per lo sviluppo e l’esportazione del nostro calcio. In James Pallotta, il presidente della Roma, abbiamo trovato un alleato. Investitori stranieri in altri club? Non importa da dove arrivino gli investimenti, ma posso assicurare che la Juve resterà italiana”. E a questo proposito, sotto il profilo del fatturato, davanti a tutti ci sono “Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco e Barcellona. Sono seguiti da PSG e Manchester City, che pero’ operano un doping finanziario, con i quali non posso concorrere. Ma il mio obiettivo è raggiungere il quinto posto in tre, quattro anni». Poi una battuta su calciopoli: «Abbiamo presentato una domanda di risarcimento alla Figc di 443 milioni. Aspettiamo l’udienza”.