Giampietro Manenti, presidente del Parma, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “GFB-Oculus”, condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Roma. Sono in tutto ventidue gli arresti eseguiti nell’ambito dell’operazione, per reati di peculato, associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio e autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso. L’accusa rivolta a Manenti è quella di reimpiego di capitali illeciti. La Guardia di Finanza ha bloccato trasferimenti di capitali dall’estero destinati all’Italia, tra cui 4,5 milioni di euro che un gruppo avrebbe provato a fornire a Manenti tramite carte di credito clonate.
Manenti, stando alle accuse, si è rivolto sin dall’inizio della sua presidenza ad Angelo Augelli, il cui piano sarebbe stato quello di utilizzare carte di pagamento clonate e conti hackerati per fare arrivare 4,5 milioni di euro nelle casse del Parma sotto forma di corrispettivo per ticketing, merchandising e sponsorizzazioni varie. Manenti avrebbe inoltre trovato due fondazioni dove far transitare il denaro. Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Roma, ha voluto precisare il ruolo di Manenti nell’intera operazione: “Manenti era solo il terminale, doveva essere il beneficiario in contatto con uno dei componenti di questo gruppo, che operava sulla piazza di Milano. Sarebbe stato il beneficiario del trasferimento delle somme necessarie se fosse stato portato a compimento il trasferimento. È Manenti che ha contattato il componente di Milano. L’accusa nei suoi confronti è di concorso in reimpiego di capitali illeciti. Era necessario interrompere subito delle condotte di reato estremamente gravi che erano in atto e che sarebbero state portate a compimento senza il nostro intervento”.
Il sistema di riciclaggio era basato su due gruppi: uno di hacker, in grado di trasferire il denaro dalle piattaforme degli istituti di credito, l’altro di riciclatori, che rendevano disponibili le somme accumulate. L’accesso alle piattaforme bancarie avveniva sia tramite carte di credito clonate che con meccanismi di trasferimento fondi, dopodiché venivano effettuate delle donazioni anonime ad una serie di fondazioni tramite POS o tramite portali online. Dalle fondazioni veniva trattenuta una percentuale pari al 30-40%, mentre il 10% restava in mano ai riciclatori.