Heinz Müller, 36 anni, è un portiere a cui lo scorso giugno è scaduto il contratto con il Mainz. Lui voleva rinnovare e pretendeva un contratto a tempo indeterminato, il club aveva altri piani. E Müller ha portato la società tedesca in tribunale. Fino a oggi la richiesta di Müller era stata sottovalutata sia dal Mainz che dai media. Poi però è arrivata la sentenza del giudice del lavoro Ruth Lippa: gli sportivi vanno considerati come tutti gli altri lavoratori, e hanno quindi diritto, dopo due anni di lavoro, a un contratto a tempo indeterminato. Non è quindi da considerarsi valida la scadenza del contratto. I principali siti sportivi hanno subito parlato di rivoluzione senza precedenti che metterebbe in ginocchio molti club, di un nuovo caso Bosman. Leonardo Grosso, vicepresidente del sindacato mondiale dei calciatori (FifPro), non sottovaluta la portata della vicenda. “L’assunzione dei giocatori con contratti a tempo indeterminato non è una boutade. Si rischia uno sconquasso – spiega -. Questo non è nemmeno il primo caso del genere. Dovrebbe essere stato applicato un principio comunitario secondo cui contratti a tempo determinato ripetuti nel tempo portano ad un contratto a tempo indeterminato. Una vicenda simile si è verificata in Francia. In Olanda, si è cercato di intervenire per tamponare la situazione facendo riferimento alla specificità dello sport. In Germania, evidentemente, il giudice ha assunto una posizione diversa».
Se è presto per pensare che la “sentenza Mueller”, in attesa del ricorso del Mainz, possa avere effetti paragonabili a quelli della “sentenza Bosman” che dal 1995 consente ai calciatori di trasferirsi liberamente alla scadenza del contratto, agguinge Grosso, “il quadro va monitorato perché, anche in questo caso, si parte da norme comunitarie relative al lavoro. In teoria, si arriverebbe al punto in cui un calciatore, durante la campagna trasferimenti, potrebbe comunicare al club l’intenzione di trasferirsi. Lascerebbe il proprio posto di lavoro per andare da un’altra parte, come è consentito a qualsiasi dipendente. Bisogna comunque tener conto di altri elementi: nel tempo sono cambiate le leggi e il sistema calcio ha sempre trovato la soluzione per continuare a fare mercato”. In un periodo in cui la crisi non risparmia nemmeno lo sport professionistico, il posto fisso potrebbe diventare un obiettivo anche per i calciatori? “E’ un discorso complesso, perché bisognerebbe fare i conti comunque con la possibilità di licenziamento”.
Certo è che sarebbe un danno gravissimo per i procuratori…