Il presidente dell’Inter Erick Thohir aveva ragione. Il rosso del bilancio chiuso al 30 giugno 2015 non era, come anticipato dall’Ansa e riportato da tutti i media (incluso i canali social dello scrivente), pari a 90 milioni di euro. Il deficit dell’esercizio è diverso. Il problema è che appurarlo è tutt’altro che semplice. Tra documenti contabili relativi al consolidato della galassia Inter che ancora mancano, scatole societarie, plusvalenze dalla cessione di rami d’azienda, oneri finanziari scaricati anticipatamente, interessi e prestiti attribuibili a controllate e alla proprietà, è un vero rebus. Si rischia un “deficit di precisione” che, giustamente, i tifosi sempre più attenti a queste tematiche non tollerano. Ma l’inconveniente nasce prevalentemente da un “deficit di chiarezza” nei rendiconti che il Codice civile, i principi contabili nazionali e internazionali (gli Ias) imporrebbero al contrario di colmare. Nei bilanci consuntivi deve apparire ciò che è e non ciò che potrebbe essere o si vorrebbe che fosse. Detto ciò, si può tentare di porre qualche punto fermo.
Il rosso dei bilanci. I conti consolidati dell’Inter al 30 giugno 2014 hanno evidenziato una perdita di 102 milioni. Un rosso che si rispecchia nei numeri del bilancio consolidato al 30 giugno 2015. I conti della sola Fc Internazionale approvati dall’assemblea registrano un rosso di 74 milioni. Lo scorso anno è stata creata una società la “Media and Communication” alla quale sono stati conferiti i flussi di cassa derivanti dall’area commerciale e i marchi prima detenuti in Inter Brand, come garanzia del prestito/rifinanziamento da 230 milioni contratto con Goldman Sachs e altri fondi tramite Unicredit (che ha in pegno la società per conto dei creditori). Prestito le cui rate (1 milione al mese) l’Inter ha iniziato a rimborsare da luglio 2015, e per il quale dovrà accantonare le somme per far fronte alla maxi-rata finale da oltre 180 milioni che scade nel 2019. L’operazione di rifinanziamento tuttavia ha già prodotto nei conti 2015 costi per 19,9 milioni.
Ora questa operazione con cui Inter Brand è stata “venduta” ad un’altra società del gruppo Inter ha fruttato sul 2015 una somma pari a 78,8 milioni quale dividendo “in natura” per Fc Internazionale. Ma trattandosi di operazioni infragruppo, per semplificare, i soldi da una tasca escono e dall’altra entrano per cui di fatto non sono entrate o uscite effettive. Come spiegano le note integrative al bilancio, del resto: “Tali componenti, nella metodologia di valutazione delle partecipazioni con il metodo del patrimonio netto, non vengono considerate in quanto non realizzate. Conseguentemente il bilancio consolidato al 30 giugno 2015 presenta un deficit patrimoniale di 137,2 milioni e una perdita consolidata di 140,4 milioni”.
Va detto che sul bilancio della scorsa stagione sono stati caricati anche oneri straordinari per 41 milioni. I soldi spettanti ad allenatori esonerati (Mazzarri e il suo staff) ed a giocatori fuori rosa valgono spese per 21 milioni mentre pesa per 10 milioni il rischio di non incassare nulla per la cessione di Alvarez al Sunderland per cui è in corso un contenzioso in ambito Fifa. Ci sono inoltre svalutazioni di giocatori poi ceduti per 12,3 milioni e la multa Uefa per il fair play finanziario (6 milioni). L’Inter ha scelto questa strada poiché dovrà recuperare e chiudere il bilancio 2016 con una perdita massima di 30 milioni e arrivare al pareggio l’anno dopo. Un obiettivo difficilissimo senza i proventi Champions e un aumento dei ricavi ovvero senza una ulteriore sforbiciata ai costi. Nel 2015 il costo del lavoro allargato (ingaggi più ammortamenti) pesano ancora per 179 milioni (anche se gli stipendi sono scesi da 116 a 114 e gli ammortamenti da 73 a 65 milioni). Peraltro dei 146,8 milioni indicati nel bilancio Inter 2015 non rappresentano tutti i ricavi del gruppo. Mancano infatti i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand Inter, la pubblicità e le sponsorizzazioni (i contratti con Pirelli, Nike e Infront per intenderci), che fanno capo a Inter Media & Communication. Così come mancano le indicazioni su tutti i costi e gli oneri finanziari della controllata Media (anche se l’operazione di rifinanziamento tuttavia ha già prodotto costi per sempre Media & Communication di19,9 milioni). I costi della produzione non finanziaria di Fc Internazionale (inclusi ingaggi e ammortamenti) ammontano a 301 milioni.
I prestiti di Thohir. Il presidente dell’Inter non ha effettuato versamenti in conto capitale, anche per i divieti del financial fair play che limitano le iniezioni della proprietà a 30 milioni nel triennio. Ha invece prestato dei soldi alla società nerazzurra per un totale di circa 104 milioni. Ai 22 milioni versati nel 2014 si aggiungono altre due tranche per un importo totale di 76 milioni di euro erogate nei mesi di marzo e aprile 2015, dalla sua società, la International Sport Capital. “Tali finanziamenti”, si legge nel documento, “maturano interessi in accordo con le diverse tranche versate, ad un tasso compreso tra l’8% e il 9,5%”. Un affare considerando che il costo del denaro sulle due sponde dell’Atlantico è vicino allo zero. In base al tasso di interesse applicato, nel corso dell’esercizio 2014/15, come si evince dal prospetto pubblicato a pagina 54 del bilancio della società, sono maturati a favore di Thohir interessi per 4,2 milioni.
Il calciomercato 2015. Il bilancio conferma inoltre quanto anticipato da questo blog sulla campagna acquisti 2015/16 e sul fatto che gran parte dei diritti e degli obblighi di riscatto sono stati posticipati alla stagione 2016/17. Si prevedono dunque conguagli futuri al verificarsi di specifici risultati sportivi futuri che potrebbero determinare una esposizione della società a futuri esborsi per massimi euro 52 milioni.
Le principali operazioni in uscita sono state le cessioni di Mateo Kovacic al Real Madrid per 29 milioni di euro e di Hernanes alla Juventus per 11 milioni. Le principali operazioni in entrata sono state: l’acquisto a titolo definitivo di Geoffrey Kondogbia dal Monaco per 31 milioni, Ivan Perisic dal Wolfsburg per 16 milioni e Felipe Melo dal Galatasaray per euro 3,7 milioni.
Inoltre l’acquisizione a titolo temporaneo di Joao Miranda dall’Atletico Madrid a fronte di un corrispettivo di 4 milioni, con obbligo di ricatto per 11 milioni a decorrere dal giorno luglio 2017, alla prima presenza del calciatore nella stagione 2016/2017; l’acquisizione a titolo temporaneo di Martin Montoya dal Barcellona a fronte del corrispettivo di 1,3 milioni, con obbligo di riscatto per 6 milioni nel caso in cui il giocatore effettui almeno il 33% delle partite ufficiali con almeno 30 minuti disputati in ciascuna partita nella stagione 2015/2016; l’acquisizione a titolo temporaneo di Stevan Jovetic dal Manchester City a fronte di un corrispettivo di 2,5 milioni, con obbligo di riscatto per Euro 14,5 milioni alla prima presenza del giocatore nella stagione 2016/2017 o nel caso in cui la l’Inter sia nelle prime 17 posizioni in classifica entro dicembre 2016; l’acquisizione a titolo temporaneo dei giocatori Adem Ljajic dalla Roma, e Nicolao Telles Alex dal Galatasaray, a fronte di un corrispettivo rispettivamente pari a 1,8 milioni e 1,3 milioni (per entrambi i calciatori la società ha il diritto di opzione per l’acquisizione a titolo definitivo delle prestazioni calcistiche, da esercitarsi entro il 1 luglio 2016 a fronte di un corrispettivo di 8,5 milioni per Telles e 11 milioni per Ljajic. Infine Shaqiri è stato riscattato dal Bayern Monaco per 15 milioni e contestualmente ceduto definitivamente allo Stoke City per 14,5 milioni.