Dunque, nelle prossime settimane si tenterà di definire la cessione dell’Ac Milan a una cordata di imprenditori cinesi. Fininvest ha ricevuto il via libera del patron Silvio Berlusconi a trattare in esclusiva con il consorzio asiatico rappresentato dall’advisor italoamericano Galatioto. L’ufficializzazione di questo passaggio cruciale della contrattazione (anche se non definitivo) è stata affidata a un comunicato secco ma eloquente della holding di via Paleocapa, diffuso ieri dopo il cda che ha ratificato la decisione. “Fininvest – si legge nella nota – ha raggiunto un accordo per un periodo di esclusiva con un gruppo di investitori cinesi relativo alla cessione di una quota dell’Ac Milan. E’ stato contemporaneamente sottoscritto un promemoria di intesa, partendo dal quale si darà il via ad un approfondimento della trattativa. Il periodo di esclusiva è stato definito in modo da risultare compatibile con la complessità delle tematiche da discutere, le esigenze della società e gli appuntamenti previsti dal calendario delle attività calcistiche”.
Un comunicato che va analizzato accuratamente per comprendere lo stato dell’arte, anche perché un’esclusiva fu concessa anche a Mister Bee, scandendo il 30 settembre 2015 senza che si sia giunti a un accordo. Anzitutto, stavolta non vengono fissate date per l’esclusiva, ma il riferimento alle esigenze della società e al calendario calcistico rende ragionevole supporre che si punti a chiudere tutto in 4/6 settimane e comunque entro il 30 giugno. A tal proposito non ci sarà una “paralisi” nella pianificazione delle scelte di calciomercato. Le stesse però dovranno essere comunicate e in qualche modo condivise con la controparte cinese.
Il “promemoria di intesa” a partire dal quale saranno intavolate le discussioni si incentra (come anticipato qui il 28 aprile) sull’acquisto del pacchetto di maggioranza del club (intorno al 70%) per una cifra intorno ai 500 milioni più l’accollo per quota parte dei debiti (intorno ai 150 milioni). In una seconda fase i cinesi si impegnerebbero a investire almeno 200 milioni per rilevare le restanti quote nel giro di due o tre anni. Su queste basi Silvio Berlusconi dovrà dare il suo assenso finale all’operazione, riservandosi la facoltà di dire no (senza penali a quanto pare) qualora dovessero emergere elementi che non lo convincano sulle reali possibilità della cordata di assicurare al Milan un futuro “da protagonista”. I dubbi residui del patron rossonero non riguardano tanto le risorse del consorzio (su cui Fininvest ha già ricevuto sufficienti garanzie), quanto sull’identità degli acquirenti. Nel senso che la disclosure sulla compagine per ora non ha portato all’emersione di big dell’economia cinese. Big che potrebbero tuttavia palesarsi nell’imminenza del closing per non subire un danno d’immagine in caso di rallentamenti o di esito negativo dei colloqui.