Emergono, ora dopo ora, altri particolari dopo l’apertura delle buste per l’asta dei diritti tv di serie A 2015/18. La novità principale è il fatto che Sky avrebbe presentato le migliori offerte per i pacchetti A e B, vale a dire per le partite delle migliori 8 squadre da trasmettere sia sulla piattaforma satellitare che su digitale terrestre. Questo grazie ad una disponibilità di risorse aggiuntive di 130 milioni derivanti dal risparmio forzato per la mancata acquisizione della Champions per il medesimo triennio (aggiudicata qualche mese fa a Mediaset per circa 230 milioni a stagione). Per entrambi i pacchetti Sky avrebbe proposto un prezzo intorno ai 770 milioni di euro (357 milioni per il satellite e 422 per il digitale terrestre)..
Per quanto riguarda il pacchetto D, vale a dire quello relativo alle 12 squadre con minor potenziale di audience (ad esclusione di una o due “big”), l’asta sarebbe stata vinta da Mediaset con un’offerta sensibilmente superiore alla base d’asta (234 milioni) pari a 306 milioni per l’esattezza. Mentre la miglior seconda proposta a questo pacchetto, sempre sopra la base d’asta, sarebbe stata presentata da Fox. Tuttavia, l’offerta di Mediaset a quanto pare sarebbe stata “condizionata” alla conquista di almeno uno dei due pacchetti principali, dunque potrebbe teoricamente venir meno, rimettendo in pista Fox.
Non ci sarebbero invece offerte congrue e quindi superiori alla base d’asta (66 milioni) per i diritti accessori relativi ad esempio alle riprese negli spogliatoi e ad altre esclusive minori. In ogni caso mettendole insieme, le offerte migliori (Sky e Mediaset per i pacchetti A B e D) supererebbero già il miliardo permettendo a Infront di ottemperare alla clausola del risultato di garanzia previsto per il triennio. Infront che peraltro potrebbe rimettere all’asta i diritti accessori (pacchetto C) e i diritti per le trasmissioni on line (pacchetto E, per il quale non c’è stata nessuna offerta).
Il problema potrebbe essere in chiave antitrust la concentrazione di tutti i pacchetti in un solo operatore/gruppo (Sky-Fox).
La legge Melandri in proposito è chiara. Ecco cosa dice: “Art .9.4. E’ fatto divieto a chiunque di acquisire in esclusiva tutti i pacchetti relativi alle dirette, fermi restando i divieti previsti in materia di formazione di posizioni dominanti”.
Frase così ripresa nell’invito ad offrire, predisposto dalla Lega e da Infront: “4.2.4 Non è consentito ad un singolo operatore di acquisire in esclusiva tutti i Pacchetti di trasmissione degli Eventi in Diretta su tutte le Piattaforme, fermi restando i divieti previsti in materia di formazione di posizioni dominanti (art. 9, comma 4 del Decreto). Qualora più offerte vengano formulate da operatori della comunicazione che si trovano tra loro in situazioni di controllo o di collegamento ai sensi dei commi 13, 14 e 15 dell’articolo 43 del Decreto legislativo 31 luglio 2005 n. 177 o di controllo analogo, se ne terrà conto ai fini del citato art. 9, comma 4 del Decreto. Si ha situazione di controllo analogo quando le offerte di più operatori della comunicazione siano imputabili, sulla base di univoci elementi, a un unico centro decisionale”.
Ecco il motivo per cui né Sky né Fox hanno depositato offerte per il pacchetto E (piattaforme online, base d’asta 108 milioni) che contiene 3 partite in diretta. D’altro canto, i pacchetti A e B contengono già i diritti di trasmissione su piattaforme web.
E’ evidente che qualora si presentasse uno scenario con Sky e Fox titolari di tutti i principali pacchetti (ipotesi che diverse fonti ribadiscono essere comunque improbabile per il tenore sostanziale delle legge Melandri) l’antitrust avrebbe un caso complesso da risolvere. Senza dimenticare la Champions che potrebbe riaprire eventualmente trattative tra gli operatori per una rinnovata pax calcistico-televisiva.