Dopo la tassa sul mercato interno per i club calcistici, la Cina si avvia a limitare ulteriormente gli investimenti nello sport, stavolta verso l’esterno. Il Governo di Pechino, stando a quanto riportato dal South China Morning Post, ha varato le nuove norme di regolamentazione degli investimenti all’estero con l’intenzione di ridurre la fuoriuscita di capitali in settori che colpiscono anche il calcio, divenuto negli ultimi anni un polarizzatore degli investimenti asiatici. Il Governo ha pubblicato una serie di linee guida sugli investimenti all’estero “avversi allo sviluppo pacifico, alla collaborazione win-win e alle politiche di controllo cinese” e sulle conseguenti restrizioni, che prevedono il divieto, la limitazione o il via libera per rinsaldare ulteriormente i rapporti con i paesi coinvolti nell’iniziativa “Belt and Road”. Nel primo caso, vengono considerati vietati tutti gli investimenti che possano mettere a repentaglio l’interesse nazionale, nel secondo invece si programma una limitazione degli investimenti esteri nel settore immobiliare, dell’intrattenimento, in ambito sportivo e in progetti con paesi senza alcun rapporto diplomatico con la Cina. Milan e Inter, entrambe controllate da imprenditori cinesi (il businessman Yonghong Li per i primi, il gruppo Suning per i secondi), possono comunque stare tranquille: al di là dei rapporti diplomatici tra Italia e Cina, la nuova normativa dovrebbe infatti frenare nuove esportazioni di capitali verso l’estero e non i gruppi che hanno già proprietà fuori dai confini nazionali. Ad ogni modo, la decisione del Governo cinese sembra volta più a questioni diplomatiche che economiche: verrà infatti vietato alle imprese locali il coinvolgimento in investimenti esteri che possano mettere a repentaglio l’interesse e la sicurezza nazionale, principalmente in ambito militare, nel gioco d’azzardo e nella pornografia.
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