Se il Cholismo ha fatto grande l’Atletico Madrid in campo, i fondi di investimento prima e i cinesi di Wanda poi lo hanno rafforzato fuori. Per questo la supersfida degli ottavi di Champions dell’Allianz Stadium tra i bianconeri e i Colchoneros è tutt’altro che squilibrata anche dal punto di vista finanziario. Il bilancio al 30 giugno 2018, nella stagione conclusa con la vittoria dell’Europa League, ha visto infatti l’Atletico Madrid raggiungere il record di fatturato, al netto di plusvalenze per circa 25 milioni, di 354 milioni (per la Deloitte Football Money League 2019 il fatturato 2017/18 dell’Atletico Madrid è pari a 304 milioni, in quanto alcuni tipi di ricavi non vengono conteggiati). La Juventus senza plusvalenze nella stessa stagione è arrivata a poco più di 400 milioni.
Il secondo club della capitale iberica ha aumentato il proprio fatturato in modo esponenziale in questi anni. Ancora nel 2011 i ricavi complessivi erano inferiori ai 100 milioni e la società aveva debiti esorbitanti verso il Fisco (oltre 200 milioni, ora ridotti a un decimo). Performance sportive crescenti, con il successo nella Liga e due finali di Champions League, hanno però determinato un incremento di tutte le entrate.
Tra Fondi e Wanda
La scalata dell’Atletico è stata favorita dalla fine degli anni Duemila dai fondi di investimento specializzati nell’acquisto di calciatori attraverso le cosiddette Tpo (ovvero “third-party ownership” e non solo). Insieme a Porto, Benfica e Siviglia, l’Atletico è stato uno dei club europei in cui più hanno operato queste strutture finanziarie. Grazie a queste ultime e soprattutto alle sinergie con Doyen Sport l’Atletico ha potuto avere in organico giocatori che altrimenti non avrebbe potuto comprare. Questi fondi sono stati messi al bando dalla Fifa dal 1° maggio 2015. I timori che aleggiavano sulla loro presenza nel calcio (dal riciclaggio di danaro sporco ai rischi di combine, dalla “tratta” di giovani calciatori al pericolo di una “dittatura” nei confronti dei club più fragili) hanno indotto la Fifa a questa scelta. Tuttavia, non si può disconoscere il merito dei fondi che in molti casi hanno svolto il ruolo di supplenti di sistemi bancari in preda al credit crunch, offrendo una sponda alle realtà sportive medio-piccole. Realtà che sempre più difficilmente ora potranno ambire a fare il salto di qualità e sfidare le big dai fatturati monstre. Sarebbe stato più complesso, ma forse più utile per il sistema, non eliminare i fondi tout court ma fissare delle norme di trasparenza (per conoscere chi li finanzia, chi sono i giocatori che controllano e in quali percentuali, quali sono i contenuti degli accordi con i club, eccetera) evitando peraltro le “scorciatoie” (come l’acquisto di club secondari da cui far transitare gli atleti) alle quali oggi essi ricorrono pur di restare in campo. In ogni caso, l’Atletico ha trovato un nuovo alleato in Wanda, la holding di Wang Jianlin, tra gli uomini più facoltosi della Cina. A gennaio 2015 Wanda ha acquistato il 20% dell’Atletico per 45 milioni di euro e ha poi donato 15 milioni per la nuova Accademia del club. Accademia in cui dovranno essere formati le nuove leve nonché i più promettenti calciatori dell’ex Celeste Impero. In cambio, questa partnership spalancherà ai Colchoneros il ricco mercato cinese.
I ricavi dell’Atletico
Sempre grazie a Wanda è terminata la costruzione del nuovo stadio, il “Wanda Metropolitano”, inaugurato il 16 settembre 2017 (per naming-rights dello stadio Wanda Group dal 2017/18 pagherà per 5 anni l’importo di 50 milioni). Se fino a quel momento dallo stadio l’Atletico incassava 35 milioni all’anno, nel 2018 ne ha incamerati 56,7, più o meno quanto la Juve dall’Allianz Stadium. Il Wanda Metropolitano dove si disputerà la prossima finale di Champions ha una capienza di 68mila spettatori e un tasso di occupazione dell’82%. I ricavi da abbonamenti e soci, in particolare, sono aumentati del 60, da 26 a 41 milioni. La struttura proprietaria dell’Atletico Madrid conta infatti una base associativa di 122mila soci (con 56mila abbonati) che tuttavia detiene una quota inferiore al 10% del capitale. L’azionista di maggioranza relativa è Don Miguel Ángel Gil Marín che possiede il 46%. Don Enrique Cerezo Torres è proprietario invece del 15%. Mentre i cinesi di Wanda sono usciti dal capitale avendo ceduto l’anno scorso la partecipazione a Quantum Pacific che ora detiene il 32% del capitale.
Sempre nella stagione 2017/18 i ricavi dell’Atletico per i diritti tv nazionali ammontano a 110 milioni, in linea con quelli della Juve. La campagna europea l’anno scorso ha fruttato per la Champions 31,7 milioni e per l’Europa League 16,6. I proventi commerciali sono saliti a 72 milioni (+36% rispetto alla stagione 2016/17) grazie ai nuovi contratti e ai rinnovi con Hyundai, Nibank, Plus500, Coca Cola e La Caixa. Il contratto di sponsorizzazione con la multinazionale PLUS500 valeva già 42,5 milioni all’anno.
Questi introiti hanno permesso all’Atletico di allestire una rosa molto competitiva i cui costi si stanno inevitabilmente ampliando. Nel 2011 tra ingaggi e ammortamenti si spendevano meno di 90 milioni annuali. Nel 2018 il costo del personale tesserato è salito a 178 milioni, cui vanno ad aggiungersi 51milioni di plusvalenze. La rosa dei Colchoneros (che hanno più di 900 dipendenti tra giocatori professionisti, dirigenti e impiegati) costa 229 milioni. Quella della Juventus costa al 30 giugno 2018 (quindi prima dell’era Ronaldo) 229 milioni (86 di ammortamenti e 143 di stipendi per il personale tesserato).
Sui conti del 2018 pesa in positivo il contributo straordinario di Wanda Madrid Investment che il 20 marzo 2018 ha elargito un contributo volontario non rimborsabile di 47 milioni per sostenere il “Proyecto de Academia” e lo sviluppo del “Wanda Future Star Program”. Così si spiega nu utile di circa 5 milioni raggiunto al termine della scorsa stagione rispetto a costi operativi, ammortamenti inclusi, superiori ai 360 milioni. Nelle ultime cinque stagioni l’Atletico ha maturato utili per 27 milioni. La Juventus di 23 milioni.