Il mondiale di calcio del 2022, assegnato nel lontano 2010 al Qatar fra mille polemiche e dubbi di irregolarità mai del tutto dissolti, potrebbe essere l’arma diplomatica per risolvere la crisi del Golfo.
L’embargo contro Doha
Dall’estate  2017  Arabia Saudita,  Bahrain,  Emirati Arabi ed Egitto hanno isolato Doha per la sua eccessiva vicinanza a formazioni dell’islamismo radicale come i Fratelli Musulmani e soprattutto alle posizioni dell’Iran sciita. Un embargo commerciale che sta mettendo a dura prova il Qatar impegnato nello sforzo produttivo per l’organizzazione dell’evento calcistico. 
Il progetto di Infantino
Da qui l’idea coltivava dal presidente Gianni Infantino di promuovere un riavvicinamento tra le potenze della regione proprio attraverso una condivisione della rassegna iridata del 2022. Un’idea nata forse già  lo scorso giugno sulle tribune dello stadio Lužniki di Mosca, mentre il numero uno della FIfa  assisteva al match inaugurale del mondiale russo tra i padroni di casa e i sauditi, seduto tra il presidente Vladimir Putin e Mohammed Bin Salman.
Il principe ed erede al trono  di Riad, ispiratore del «Saudi Arabia’s Vision 2030», manifesto politico-economico del Regno di cui il mondiale di calcio sarebbe un addendum prestigioso, sta emulando le strategie di soft power messe a punto dai cugini emiratini negli anni scorsi per accreditarsi in Occidente e ridimensionare l’impatto mediatico derivante della “scarsa attenzione” ai diritti umani. Lo sport e il calcio (come dimostra la recente scelta di acquisire i diritti per tre finali della Supercoppa italiana per 25 milioni di dollari) sono una leva non secondaria di questo  processo. Non a caso il principale alleato  e mentore del poco più che trentenne  Bin  Salman è Mohammed Bin Zayed principe ereditario di Abu Dhabi.
Il mondiale allargato
Il progetto di Infantino è di anticipare l’allargamento delle squadre partecipanti al Mondiale da 32 a 48 dal 2026,  dal mondiale Nordamericano (Usa-Canada-Messico) per il quale è previsto, al 2022. A quel punto il Qatar sarebbe costretto a condividere la rassegna con i paesi limitrofi, data  la necessità di un numero maggiore di impianti.  Secondo un report della Fifa i Paesi ospitanti dell’edizione del 2026 dovranno dotarsi  di impianti con almeno 40.000 posti, mentre non vi sono indicazioni sulle capacità minime per il 2022.  Arabia ed Emirati hanno già stadi pronti. Gli Emirati hanno appena  organizzato mondiale per club e Coppa  d’Asia. In Arabia al King Abdullah Sports City Stadium di Gedda (60mila spettatori), inaugurato nel 2014, si è da poco giocata  la Supercoppa italiana.  Per quanto riguarda le date,  il torneo si potrebbe disputare ancora in una finestra di 28 giorni, nonostante le gare aggiuntive. Il format allargato pervede una fase a gironi composta da 16 gruppi di tre squadre, seguita dai sedicesimi di finale. Ciò garantirebbe, nonostante l’aggiunta di 16 partite, che una squadra ne giochi solo un massimo di sette partite nel formato a 32 squadre.
Il mondiale extralarge assicurerebbe d’altronde più soldi a tutti.  La Fifa ha già commissionato uno studio di fattibilità secondo cui un  Mondiale  a 48 potrebbe generare  entrate aggiuntive per 400 milioni di dollari. Di questi, 121,8 milioni di dollari potrebbero essere incassati dalle emittenti televisive, altri 158,4 milioni arriverebbero dagli sponsor, 89,9 milioni in più dalla vendita dei biglietti, 20 milioni dai pacchetti hospitality e 10 milioni dagli accordi di licenza.
La posizione del Qatar
Doha al momento piuttosto restia (preferendo nel caso una condivisione con paesi “neutrali “come Kuwait e Oman)  alla fine potrebbe però accettare un appeasement  generale nell’area sunnita con Arabia ed Emirati in cambio della fine dell’embargo. Il report sarà discusso  dal Consiglio della Fifa  nel meeting di Miami in programma venerdì prossimo. Mentre  una decisione definitiva sarà presa a giugno.  Nel caso in cui il progetto del mondiale panarabo andasse in porto a Zurigo si vocifera che  un Nobel per la pace alla Fifa di Infantino difficilmente potrebbe essere negato.
