Il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, nell’incontro informale con i 55 presidenti delle Federazioni continentali, tra i quali anche l’italiano Gabriele Gravina, convocato a Budapest alla vigilia della finale di Champions donne, tra OL e Barcellona, ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche sorte intorno al progetto della Superchampions. “E’ stato un incontro importante – ha detto Ceferin dopo il meeting – Volevamo condividere con le nostre federazioni la visione su come dovranno essere le competizioni per club: le opinioni sono molte e differenziate, e ne terremo conto. Non accetteremo alcun cambiamento che possa danneggiare il calcio europeo. Sono soddisfatto dalla risposta positiva al processo di consultazione e all’unità di intenti tra le federazioni, la cui maggioranza riconosce la necessità di maggiori benefici alle nazioni più piccole”. L’obiettivo della Uefa, ha confermato Ceferin mostrando dunque di voler andare avanti sulla via della SuperChampions col sostegno delle federazioni più piccole “è sviluppare il calcio europeo in tutto il Continente, non solo nei mercati principali”.
Al di là delle frasi diplomatiche i punti che Ceferin ha ribadito per tener conto delle obiezioni sollevate in queste settimane dalle Leghe sono tre: non si giocheranno i tornei Uefa nel fine settimana, ad esclusione della finale Champions; non ci saranno wild card o inviti per decretare i posti nella competizione; sarà salvaguardato il merito sportivo.
La Uefa dunque (presente in Ungheria anche il vicepresidente Michele Uva) non ha ancora assunto decisioni sul nuovo format post 2024. Dal 2021 invece ci saranno tre Coppe: la Champions con 32 partecipanti; l’Europa League 1 con altre 32; e l’Europa League 2 con 64 squadre. Nei prossimi sei mesi ci saranno consultazioni con tutte le organizzazioni, da quella delle Leghe europee all’Eca di Andrea Agnelli, alle Federazioni, e saranno raccolte le varie proposte. Dopo di che la Uefa assumerà le proprie determinazioni secondo le prerogative che possiede. L’unica cosa certa è che l’organo che governa il football continentale è la volontà di migliorare il prodotto nell’interesse di tutti. Ma si vuole procedere con ordine. Prima si fisserà la struttura delle nuove competizioni, poi si avvierà il processo di vendita dei diritti tv e commerciali e poi si aprirà un tavolo per discutere della redistribuzione dei ricavi. Nella consapevolezza che attualmente i proventi Uefa rappresentano solo l’11% del fatturato dei club europei e una quota minoritaria di quelli dei top team. Le Leghe dunque dovrebbero preoccuparsi di più di come far crescere l’altro 89% dei ricavi che non sono collegati ai tornei Uefa. C’è anche chi ha proposto provocatoriamente durante l’incontro a Budapest che una quota dei ricavi delle Leghe più importanti sia rigirato alle Leghe minori (in particolare per gli introiti televisivi delle Leghe maggiori ottenuti nei vari Paesi europei).
Quanto al merito sportivo decisivo per assegnare i posti in Champions e nelle altre manifestazioni europee, l’orientamento della Uefa è quello di privilegiare rispetto ai campionati, il percorso fatto in Europa dai club. Nella prossima stagione ad esempio l’Ajax semifinalista dovrà affrontare in Champions ben due turni preliminari. Una conseguenza dell’attuale organizzazione che non viene ritenuta rispettosa appunto del “merito sportivo”. Andrà perciò trovato un equilibrio tra i posti assegnati attraverso i campionati nazionali e quelli attribuiti direttamente in Europa.