Nasce il progetto del nuovo San Siro: da Milan e Inter investimenti per 1,2 miliardi

Layout1

Edificare a Milano «lo stadio più bello del mondo» e realizzare intorno al nuovo San Siro un vero e proprio distretto dell’entertainment. Cinema, ristoranti, centri commerciali che trasformino urbanisticamente il quartiere. È questo l’ambizioso piano che  Milan e Inter hanno posto a base del progetto stadio e che vorrebbero tramutare in  un prezioso contributo alla fase  di piena espansione della città che dall’Expo corre verso le Olimpiadi invernali del 2026.
«Qui siamo a Milano e non in Italia e quindi le cose si possono fare e fare bene», ha ironizzato (ma fino a un certo punto) il presidente rossonero Paolo Scaroni in        un incontro con i giornalisti tenuto ieri pomeriggio, affiancato dall’ad dell’Inter Alessandro Antonello e dal ceo milanista Ivan Gazidis, appena qualche ora dopo aver ufficialmente avviato l’iter per il nuovo «Stadio di Milano» con il deposito in Comune delle 750 pagine del “Progetto di Fattibilità Tecnico Economica”. «Milano deve avere uno stadio all’altezza della sua tradizione e dei suoi primati – ha aggiunto Scaroni -.  Milan e Inter devono avere un impianto che possa far salire i ricavi, come prescrive il fair play finanziario della Uefa. Attualmente i due club incassano in media 40 milioni all’anno ciascuno, la metà o in certi casi un terzo di quanto ottengono i competitor europei». Oggi, ad esempio, gli spazi corporate, i più remunerativi perchè pagati dalle aziende, sono appena 4mila come ha ricordato Antonello. Nel nuovo impianto si punta invece ad avere 12mila posti con servizi premium.
Il Progetto di Fattibilità più in generale prevede l’edificazione di un impianto da  60/65mila  posti a sedere e  di un distretto multifunzionale nell’area contigua a quella dell’attuale stadio dedicato a sport  shopping e  divertimento, che rappresenti un luogo di aggregazione in grado di accogliere tifosi e turisti 365 giorni all’anno, dando occupazione a oltre 3.500 persone.
«La nostra scelta – ha sottolineato Gazidis, forte dell’esperienza sul tema maturata ai tempi dell’Arsenal –  è fondata su un’attenta analisi condotta negli ultimi mesi delle diverse opzioni e si basa sui migliori benchmark internazionali di stadi e distretti di intrattenimento, come quello del  Tottenham e come  “L.A. Live”, la zona  downtown di Los Angeles, un tempo degradata e  diventata in pochi anni una zona  di grande attrattiva facendo leva su sport  e show-business. Ovviamente declineremo tutto  secondo il gusto e le capacità italiane».
«L’ipotesi di  ristrutturazione del Meazza – ha spiegato Antonello – è stata valutata in questi mesi e scartata perchè presenta diversi problemi, da quelli di convivenza tra un cantiere di tali dimensioni e l’attività sportiva dei due club, con allungamento notevole dei tempi,  a quelli legati alla sicurezza, dalla perdita di ricavi per la riduzione per diversi anni della capacità dello stadio ben al di sotto dei 45mila posti alla necessità di disputare parte dei match casalinghi lontano da Milano» (il sindaco Giuseppe Sala che invece ha sempre caldeggiato questa  soluzione).
Le due società  stimano  investimenti  per oltre 1,2 miliardi ( 55% per lo stadio e   45 per il distretto per il quale dovrebbe essere costituito un veicolo ad hoc e potrebbero essere coinvolti altri soci), con 80 milioni riservati alle infrastrutture urbanistiche. Per i finanziamenti si potrebbe anche pensare a “cartolarizzare”   i flussi di ricavi dell’impianto ovvero  a cedere a un’azienda europea i naming rights. Operazione da cui con il nuovo San Siro si potrebbe ottenere un assegno annuo superiore ai 5 milioni. Al netto delle problematiche giuridiche  da definire con il Comune. La proprietà infatti resterà a Palazzo Marino con la concessione di un diritto di superficie a 90 anni (sul modello Udinese).
Quanto ai tempi, il Comune avrà ora 90 giorni  per  decretare la sussistenza di un interesse pubblico sull’opera. Solo allora i club procederanno a redigere  un “Progetto definitivo” e in quest’ottica  avvieranno  una  selezione che coinvolgerà studi di architettura internazionale. La  legge sugli stadi,  dentro il cui solco i  club intendono muoversi, stabilisce un percorso accelerato con il coinvolgimento degli enti locali in una Conferenza dei servizi la cui delibera potrà surrogare la variante urbanistica necessaria ad esempio per i cambi di volumetrie   implicati dal progetto. Inter e Milan per “compensare” gli investimenti hanno previsto un centro commerciale da 65.000 mq e altri spazi per intrattenimento-uffici-albergo di circa 85.000, con un indice volumetrico dello 0,70%, il doppio di quello previsto oggi nella zona di San Siro.  I club auspicano che l’iter si chiuda entro 18 mesi, in modo da poter concludere il cantiere nei successivi 36, con il debutto nel nuovo stadio nella stagione 2024/25 (ricevute le necessarie autorizzazioni per la fase due  dell’area entertainment si profilano altri 36 mesi). In questo modo si potrebbe abbattere San Siro e offrire a Milano un impianto all’avanguardia in un cui inaugurare i Giochi del 2026.

  • Pietro Aretino |

    Non sono d’accordo, un impianto condiviso tra le due società permetterebbe l’organizzazione di più eventi durante tutto l’anno, una saturazione delle attività (e non solo dello stadio dal punto di vista dei biglietti venduti) permetterebbe un più veloce raggiungimento del punto di pareggio. Inoltre si potrebbero attrarre sponsor di livello internazionale per quanto riguarda la vendita dei Naming Rights (a oggi la sommatoria delle presenze stagionali dei tifosi che arrivano al Meazza Inter+Milan è di circa 2 milioni) se si dovessero dividere questi flussi, il valore del nome dello stadio, sarebbe senza dubbio più basso di quello stimato a 5 milioni annui. Un impianto deve vivere 7 giorni su 7, non solo il giorno della gara, avere un impianto condiviso è il primo step per creare sistema. Sarebbe credo una novità a livello Europeo, una peculiarità! Senza parlare poi dei costi condivisi che ovviamente verrebbero abbattuti. Io davvero non vedo nulla di negativo in questo.

  • Pietro Aretino |

    Non sono d’accordo, un impianto condiviso tra le due società permetterebbe l’organizzazione di più eventi durante tutto l’anno, una saturazione delle attività (e non solo dello stadio dal punto di vista dei biglietti venduti) permetterebbe un più veloce raggiungimento del punto di pareggio. Inoltre si potrebbero attrarre sponsor di livello internazionale per quanto riguarda la vendita dei Naming Rights (a oggi la sommatoria delle presenze stagionali dei tifosi che arrivano al Meazza Inter+Milan è di circa 2 milioni) se si dovessero dividere questi flussi, il valore del nome dello stadio, sarebbe senza dubbio più basso di quello stimato a 5 milioni annui. Un impianto deve vivere 7 giorni su 7, non solo il giorno della gara, avere un impianto condiviso è il primo step per creare sistema. Sarebbe credo una novità a livello Europeo, una peculiarità! Senza parlare poi dei costi condivisi che ovviamente verrebbero abbattuti. Io davvero non vedo nulla di negativo in questo.

  • Pietro Aretino |

    Non sono d’accordo, un impianto condiviso tra le due società permetterebbe l’organizzazione di più eventi durante tutto l’anno, una saturazione delle attività (e non solo dello stadio dal punto di vista dei biglietti venduti) permetterebbe un più veloce raggiungimento del punto di pareggio. Inoltre si potrebbero attrarre sponsor di livello internazionale per quanto riguarda la vendita dei Naming Rights (a oggi la sommatoria delle presenze stagionali dei tifosi che arrivano al Meazza Inter+Milan è di circa 2 milioni) se si dovessero dividere questi flussi, il valore del nome dello stadio, sarebbe senza dubbio più basso di quello stimato a 5 milioni annui. Un impianto deve vivere 7 giorni su 7, non solo il giorno della gara, avere un impianto condiviso è il primo step per creare sistema. Sarebbe credo una novità a livello Europeo, una peculiarità! Senza parlare poi dei costi condivisi che ovviamente verrebbero abbattuti. Io davvero non vedo nulla di negativo in questo.

  • agostino ghiglione |

    Ovviamente dopo il no che la curva Interista ha dato all’Atalanta per giocare a San Siro le partite di Champions questo Stadio già rimane ben ancorato e non farà neanche un metro di navigazione.Ed il Fondo Elliott metterebbe dei soldi in un progetto che prevede una vita(per ora) di 99 anni legata alla concessione del terreno e gli interessi di Milan e Inter sono destinati a fondersi.A me sembra una cattiva pensata;lo Stadio di proprietà va bene ma “a ciascuno il suo”.

  • agostino ghiglione |

    Ovviamente dopo il no che la curva Interista ha dato all’Atalanta per giocare a San Siro le partite di Champions questo Stadio già rimane ben ancorato e non farà neanche un metro di navigazione.Ed il Fondo Elliott metterebbe dei soldi in un progetto che prevede una vita(per ora) di 99 anni legata alla concessione del terreno e gli interessi di Milan e Inter sono destinati a fondersi.A me sembra una cattiva pensata;lo Stadio di proprietà va bene ma “a ciascuno il suo”.

  Post Precedente
Post Successivo