A diciotto anni dal “piano Baraldi”, nel calcio europeo si torna a parlare di stipendi pagati in azioni. È quanto prospettato dal Lione ai propri calciatori e alle proprie calciatrici: una compensazione di parte dei loro ingaggi (tra il 5 e il 25%) con azioni di OL Groupe, la controllante del club transalpino. L’operazione riguarderebbe gli stipendi di febbraio, marzo, aprile, maggio e giugno 2021, ma non tutti hanno accettato la proposta del club. Allo stato attuale, circa metà dei tesserati ha raggiunto un’intesa con la società lionese, che deve fare i conti con gli effetti del Covid-19 e con la mancata partecipazione alle competizioni Uefa nella stagione in corso.
“Date le gravissime circostanze economiche che riguardano tutto il calcio francese – si legge nella nota dell’Olympique Lyonnais – a seguito della sospensione dei campionati di Ligue 1 e Ligue 2 durante l’anno fiscale 2019/20 e della decisione, da parte dello stato, di lasciare l’industria sportiva nell’incertezza sulla fine delle partite a porte chiuse, penalizzando ulteriormente i club con uno stadio di proprietà come l’OL; l’Olympique Lyonnais informa di aver proposto una misura innovativa che possa permettere a tutti i componenti dell’area sportiva di investire al fianco degli azionisti nel progetto OL Group. Nelle ultime tre settimane sono stati organizzati numerosi incontri e la dirigenza dell’OL ha raggiunto un accordo con alcuni dei giocatori delle proprie squadre professionistiche, sia femminili che maschili, che portano, come proposto loro, ad una conversione di parte dei loro compensi, tra il 5% e il 25% dello stipendio, in azioni di OL Groupe, da febbraio fino a giugno 2021”.
Al momento dell’annuncio da parte del club (lunedì scorso), le azioni di OL Groupe erano quotate a 2,22 euro su Euronext. La settimana precedente, inoltre, il club aveva pubblicato i dati della semestrale al 31 dicembre 2020: ricavi pari a 123,3 milioni (quasi 74 milioni in meno rispetto al primo semestre dell’esercizio precedente), botteghino praticamente azzerato (da 21,1 a 1,9 milioni di euro) e una perdita di 50,6 milioni di euro. Tra le cause di questo tracollo, oltre all’inevitabile impatto della pandemia, anche il mancato accesso alle coppe europee, dovuto in parte alla sospensione anticipata del campionato scorso (chiuso al settimo posto, ad un punto di distanza dalla zona Uefa e con ancora dieci partite da disputare). Proprio per la conclusione anticipata della stagione, il Lione era stata la prima società francese a prendere provvedimenti per il taglio degli stipendi.
Nel calcio italiano, un piano simile a quello proposto dal Lione lo si è visto nel 2003. La Lazio, in grave crisi economica, riuscì a tagliare circa 36 milioni di stipendi tramite operazioni di spalmatura degli ingaggi e conversione di parte degli stessi in azioni del club biancoceleste. Un’operazione nota alle cronache come “piano Baraldi”, dal nome dell’allora amministratore delegato del club capitolino. Diciotto anni dopo, la proposta di convertire una percentuale degli ingaggi in azioni arriva dall’Olympique Lione, che sul campo lotta per raggiungere la vetta in Ligue 1, ma fuori dal terreno di gioco deve fare i conti con una situazione per nulla semplice.