Nei Paesi Bassi l’impatto del calcio professionistico sull’economia nazionale è aumentato del 60% nell’arco di un quinquennio. In totale, le prime due divisioni calcistiche (Eredivisie ed Eerste Divisie) hanno fornito un contributo al prodotto interno lordo pari a 2,03 miliardi di euro. È quanto emerge da una ricerca di PwC, commissionata dalla Federcalcio olandese (Knvb) e dalle due leghe professionistiche, che evidenzia quanto sia aumentata l’importanza del calcio nell’economia del Paesi Bassi rispetto agli anni passati. In futuro, col progetto della creazione della Beneleague che porterebbe alla fusione con la massima serie belga, il volume d’affari calcistico potrebbe espandersi ulteriormente, con nuovi contratti televisivi e una maggiore appeal per gli sponsor.
I ricercatori di PwC hanno calcolato un contributo diretto sul prodotto interno lordo dei Paesi Bassi pari a 2,03 miliardi di euro. Nel 2015, la cifra in questione era inferiore del 60% rispetto al 2020. Gli olandesi, dunque, spendono di più rispetto a cinque anni fa per quanto riguarda il calcio professionistico: abbonamenti televisivi, biglietti per lo stadio, merchandising e attività collaterali rientrano in questo ambito, inclusi i servizi di ristorazione all’interno degli stadi. Il calcio professionistico, inoltre, ha visto aumentare il numero di lavoratori dal 2015 a oggi. Nell’ultimo anno si contano 3.254 equivalenti a tempo pieno, ma la cifra è destinata a salire se si includono tutti i professionisti che lavorano nell’ambiente calcistico: operatori video, steward e catering in primis.
Un impatto del genere è dovuto alla presenza di 8,2 milioni di tifosi, sia occasionali che fedelissimi. Negli stadi olandesi, prima che il Covid-19 portasse alla chiusura degli impianti al pubblico, la media degli spettatori per ogni turno di campionato si attestava sulle 205.574 unità. In media, un tifoso nei Paesi Bassi impegna 11 ore alla settimana nel seguire le attività della propria squadra o del calcio professionistico in generale. Inoltre, i club aiutano annualmente 283.299 persone tramite progetti di responsabilità sociale: il doppio rispetto al 2015, a riprova dell’importanza dello sport in termini di inclusione. In totale, nel calcio professionistico olandese si contano 65 diverse nazionalità e il 31% dei calciatori professionisti in Olanda non ha nazionalità olandese o una doppia nazionalità.
Per Eric Gudde, direttore della Knvb, la speranza è che “questo reporto arrivi nella giusta scrivania all’Aia”, sede del governo dei Paesi Bassi. “È vero che il calcio professionistico ha avuto uno status separato durante la pandemia – prosegue – perché il calcio è anche parte della soluzione. Ma per l’Aia, sport e calcio sono completamente subordinati. Spero che con questo reporto possano finalmente capire quanto sia importante”. Dello stesso avviso è Jan de Jong, direttore della Eredivisie: “Il calcio non costa, ma genera parecchi soldi. Spesso si parla di grandi guadagni, ma sono tassati al 51%. Questo report indica oggettivamente quanto sia importante il calcio. Non solo economicamente, ma anche a livello sociale”.