La Uefa risarcirà Bilbao per il mancato svolgimento di Euro 2020 nei Paesi Baschi. È la stessa amministrazione del capoluogo basco ad annunciare l’accordo raggiunto per il rientro degli 1,3 milioni di euro già investiti in previsione delle sfide dell’Europeo, che però non si disputeranno al San Mames per via dei vincoli posti sulla presenza di pubblico sugli spalti. La Spagna, alla fine, ha optato per Siviglia come propria sede e domani lo stadio de la Cartuja farà da sfondo alla sfida tra gli iberici e la Svezia, match d’esordio per le “Furie Rosse” allenate da Luis Enrique. Oltre all’indennizzo economico, la Uefa ha assicurato l’organizzazione di due finali (una di Europa League e una di Champions League femminile) nell’impianto di Bilbao, inaugurato nel 2013 in sostituzione del vecchio San Mames e finora mai utilizzato per una finale continentale.
«Le istituzioni basche – si legge nel comunicato dell’Ayuntamento di Bilbao – hanno chiesto un risarcimento a livello di danno reputazionale e di immagine per la perdita di un evento internazionale che avrebbe rappresentato un importante impulso economico nella città, nel territorio e nel paese, nonché per aver messo in discussione la lunga e comprovata esperienza e capacità delle autorità basche nella gestione e nell’organizzazione di eventi di portata internazionale. Vista la fermezza delle istituzioni basche in difesa degli interessi della cittadinanza e dei settori più colpiti oltre che per la propria immagine internazionale, è stato raggiunto un accordo tra le parti. In questo accordo, la Uefa rimborserà l’intero importo investito nell’organizzazione dell’evento (1,3 milioni di euro) inoltre si impegna affinché lo stadio di San Mames sia la sede di una finale di Europa League e di una finale femminile della Champions. Questa decisione sarà ratificata, con date precise, nella riunione che la Uefa terrà nei primi giorni di luglio».
Lo scorso 7 aprile, quando ancora la Uefa attendeva la consegna dei piani di riapertura degli stadi scelti per ospitare l’Europeo, la Rfef comunicava ufficialmente l’impossibilità di avere il pubblico a Bilbao per «le condizioni sanitarie stabilite dal governo basco». Nello specifico, le autorità dei Paesi Baschi richiedevano «un 60% della popolazione vaccinata prima del 14 luglio o una cifra che non superi il 2% dei posti in terapia intensiva occupati causa Covid per le date delle partite», obiettivi che la federazione calcistica spagnola ha ritenuto «impossibili da raggiungere». Le condizioni poste dal governo basco erano in tutto sette, «impossibili da rispettare», sempre secondo la federazione, che il 16 aprile ha proposto ufficialmente alla Uefa di spostare l’evento da Bilbao a Siviglia, diventata la sede spagnola di Euro 2020.
Delle dodici sedi inizialmente designate dalla Uefa, Bilbao è una delle due che ha dovuto dare forfait per problemi legati all’emergenza sanitaria. Se nel caso della città basca è stato possibile individuare una soluzione alternativa, non si sono verificate le stesse condizioni per Dublino. La capitale irlandese avrebbe dovuto ospitare tre gare della fase a gironi e un ottavo di finale dell’Europeo, sfide che sono state delocalizzate a San Pietroburgo (per quanto riguarda i gironi) e a Londra (l’ottavo di finale inizialmente previsto all’Aviva Stadium si giocherà a Wembley). Nel caso dell’Irlanda, però, né la Uefa, né la federazione, hanno al momento annunciato indennizzi come avvenuto per Bilbao.