Convenzione di Cotonou, dopo il basket può toccare al calcio: ecco quali effetti avrebbe in serie A.

La Federcalcio, in linea con le altre federazioni europee, potrebbe aprire alla Convenzione di Cotonou, accordo di collaborazione tra l’Unione Europea e 79 nazioni di Africa, Caraibi e Pacifico. L’accordo, in ambito sportivo, prevede lo status di comunitario per tutti coloro i quali provengano dai Paesi rientranti nel trattato siglato nella città del Benin. I “Cotonou” sono già riconosciuti nello sport italiano dalla Federbasket, che dunque usufruiscono dello status di comunitario per poter giocare nel campionato italiano. Una scelta che ha portato ad alcune polemiche legate a naturalizzazioni facili, come d’altronde poi si è effettivamente avverato.

Non è infatti raro che cestisti d’oltreoceano, trovate sbarrate le porte nel loro paese, vengano a cercare maggiore fortuna in Europa. Qui però si incontrano grossi problemi con le limitazioni per gli extracomunitari. Se prima si ricorreva a passaporti europei a dir poco dubbi (Omar Thomas, americano, ottenne un passaporto sloveno giudicato non in regola dalle autorità italiane e per tale motivo venne squalificato per 16 mesi), adesso è più facile trovare la naturalizzazione in Africa. Esempio lampante è CJ Wallace, giocatore che in Italia ha giocato con la maglia di Capo d’Orlando, e che per trasferirsi in Spagna al Barcellona ha preso il passaporto congolese, rientrando dunque nella lista dei Cotonou “comunitari”.

Se il regolamento sui Cotonou dovesse essere applicato nel calcio italiano, si potrebbero aprire in teoria diversi spot da extracomunitario nelle squadre della massima serie. In realtà, allo stato attuale, soltanto due giocatori usufruirebbero della normativa: tra le big, soltanto la Roma potrebbe godere di effetti immediati, ritrovandosi tra le mani un Gervinho comunitario (i giallorossi dovettero sfruttare uno stratagemma per inserirlo in rosa, acquistando e immediatamente cedendo all’estero il brasiliano Babù). L’altra squadra sarebbe l’Udinese, col ghanese Badu. Per il resto, gli altri giocatori che potrebbero rientrare negli accordi di Cotonou non occupano le caselle da extracomunitari in quanto cresciuti in settori giovanili europei o acquistati da altre squadre italiane.

I Paesi facenti parte della Convenzione di Cotonou sono 47 stati dell’Africa Subsahariana, 15 dei Caraibi e 15 del Pacifico:

Africa: Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Comore, Congo, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gabon, Ghana, Gambia, Gibuti, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale, Kenia, Lesotho, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sudafrica, Rwanda, Sao Tome e Principe, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Swaziland, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia, Zimbabwe.

Caraibi: Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Domica, Giamaica, Grenada, Guyana, Haiti, Repubblica Dominicana, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Saint Lucia, Suriname, Trinidad e Tobago.

Pacifico: Fiji, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Kiribati, Nauru, Niue, Palau, Papua Nuova Guinea, Samoa, Micronesia, Timor Est, Tonga, Tuvalu, Vanuatu.

  • gio |

    Una dei piú grandi problemi del basket italiano sono i troppi stranieri… Esportiamo questo modello pure nel calcio… Anche se a giudicare dalla lista dei paesi metá dei quali in lista nera come paradisi fiscali 2 domande, e 2 risposte facili me le faccio…

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