Il closing del Milan resta in stand by a poco meno di tre giorni dalla scadenza del 3 marzo. All’appello mancano almeno 200 milioni. Fininvest sta vagliando la richiesta di una dilazione del pagamento con lo slittamento del termine per il passaggio di proprietà a fine marzo.
Intorno all’ora di pranzo nubi copiose si sono addensate infatti all’orizzonte rossonero. La sensazione, perché al momento non ci sono certezze, quindi è che si vada verso un ulteriore rinvio, con una rateizzazione della quota residua di 320 milioni. Fininvest ha già incassato 200 milioni e potrebbe accettarne altri 100 in cambio di un po’ di tempo da concedere a Yonghong Li per mettere insieme il resto della terza tranche dei versamenti promessi (circa 220 milioni). Senza dimenticare che oltre a queste somme, stando agli accordi, devono essere immessi nelle casse rossonere altri 70 milioni per coprire la gestione 2016/17 e un altro centinaio di milioni in vista del mercato estivo. L’intermediario cinese, di cui si ignorano tuttora le potenzialità finanziarie, nelle ultime settimane ha visto sfilare via via tutti i soci che hanno rinunciato all’affare o si sono resi disponibili soltanto nella veste di finanziatori. Il Signor Li diventerebbe infatti unico proprietario del Milan. Si saprà nelle prossime ore se riuscirà a persuadere la Fininvest.
Quel che appare certo è che il governo cinese ha fatto ben poco per agevolare l’operazione Milan, a differenza di quel che è accaduto negli affari realizzati in tutta Europa da aziende cinesi nel settore calcistico, a partire da quello Suning-Inter. Segno che il SIgnor Li non gode di buoni uffici a Pechino dove peraltro qualcuno potrebbe essersi anche indispettito/insospettito per le spregiudicate manovre off shore con cui finora sono stati bypassati i vincoli imposti dalle autorità monetarie per l’esportazione di capitali dalla Cina. Della disponibilità di provviste in paradisi fiscali qualcuno potrebbe presto chiedere conto al Singor Li e ai suoi più stretti consulenti.