Lo sport italiano in guerra con il doping. Ma se poi “vincono” solo gli altri?

"Lo sport italiano, insieme a quello statunitense, è all'avanguardia nei controlli antidoping. Abbiamo incrementato i controlli a sorpresa, che costituiscono un grande deterrente, e devo darne atto ai carabinieri del Nas e alla federazione ciclistica italiana, oltre che ai ministeri dello Sport e della Salute". Alla vigilia delle Olimpiadi di Londra Gianni Petrucci, presidente del Coni, garantisce sulla genuinità dello sport tricolore. Viceversa, per Petrucci, "c'è da diffidare di quei Paesi dove non si scopre neanche un caso di doping. Abbiamo preso l'impegno e, se possibile con l'ausilio della scienza migliore, tutti gli sforzi saranno fatti per contrastare il doping». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, ha anche annunciato che è in arrivo un disegno di legge composto di 30 articoli con obiettivo garantire lo sport onesto e trasparente.

Fondi antidoping raddoppiati. Il Governo italiano raddoppia i propri sforzi sui controlli antidoping. "Ringrazio i Nas, che sono i carabinieri per la salute", ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi. "Siamo passati da 700mila a 1.400.000 euro, raddoppiando i fondi per i controlli antidoping. Le vecchie sostanze dopanti le conosciamo, ma dobbiamo cercarne di nuove, piu' letali di quelle vecchie". 

La linea morbida del Tas. Intanto, lo sport mondiale sembra assumere un atteggiamento meno inflessibile. Il Tribunale di arbitrato dello sport ha dato torto al Comitato olimpico della Gran Bretagna, che aveva definito non eleggibili per le Olimpiadi gli atleti puniti con squalifiche per doping. Ad esempio, lo sprinter Dwain Chambers e il ciclista David Millar. Ma il Tas ha stabilito che una pena non può essere ''afflittiva due volte'': ovvero, chi ha scontato una squalifica per doping ha già pagato il conto e non puo' essere punito una seconda volta, a meno che non risulti di nuovo positivo.

Un rischio da correre. Il rischio è di trovarsi con un medagliere meno ricco che in passato e di uscire dalla top ten delle potenze sportive. Un rischio che però, a mio avviso, vale la pena correre.