Esiste una regola aurea per tenere i bilanci in ordine: mantenere gli ingaggi e, più in generale, il costo per il personale (compensi più imposte) sotto la soglia del 50% del fatturato del club. Più pesantemente si oltrepassa questa soglia più è facile che i conti traballino. Anche nel caso di società non di vertice.
Catania-Palermo-Parma. Andando a leggere gli ultimi bilanci, approvati generalmente al 30 giugno 2011 e in qualche caso al 31 dicembre 2011, se ne ha la riprova. Catania e Palermo, per esempio, hanno ottenuto un utile pari a 6,4 e 7,8 milioni. Ebbene nel primo caso il costo del lavoro è stato di 19 milioni rispetto a un fatturato di 55 e nel secondo caso di 36 milioni rispetto a un giro d'affari di quasi 98 milioni (inclusa le plusvalenze da calciomercato). Altro esempio virtuoso è rappresentatao dal Parma il cui ultimo bilancio ha chiuso in zona positiva per circa 1 milione. La società del presidente Ghirardi a fronte di un fatturato di 83 milioni ha speso in ingaggi 38 milioni.
Chievo-Cagliari-Bologna. Il Chievo ha chiuso quasi in pareggio il bilancio (-0,2 milioni) grazie a un fatturato di 41 milioni e a un costo del personale di 18. Un po' meno bene ha fatto Cagliari e Bologna. I sardi con un ricavi per circa 47 milioni e ingatti per 21 hanno chiuso i conti a -1,8. Gli emiliani hanno subito una perdita di 4 milioni, avendo un fatturato di 58 e salari per 30 milioni.
Fiorentina-Siena. Negative le performance di Fiorentina e Siena. I Viola hanno perso 9,6 milioni con un fatturato di 80 e costi per i tesserati di 53. Il Siena ha chiuso con 20 milioni al passivo spendendo 26 milioni in ingaggi su un fatturato di 30.
Lecce-Cesena. Tra le squadre appena retrocesse in B, il Lecce aveva nel 2011 un rosso di appena 0,7 milioni, pagando in stipendi 21 dei 38 milioni di ricavi e il Cesena un deficit di 2,3, spendendo in compensi e ritenute circa 20 milioni su un fatturato di 47.
Genoa. Oltre ai romagnoli (sul cui bilancio incidono oneri di gestione, finanziari e ammortamenti per circa 17 milioni), un'altra eccezione alla regola del 50% sembra essere rappresentata dal Genoa che ha accusato un rosso di circa 17 milioni pur avendo un costo del personale di 50 milioni a fronte di ricavi per 95. Sui conti dei liguri pesano però ammortamenti per 37 milioni (legati ai molti giocatori sotto contratto).