Il futuro della Lega di serie B si “gioca” su giovani, tv, stadi moderni e sponsor collettivi. Intervista al direttore generale Paolo Bedin

Trasformare la vecchia Cadetteria in una Lega all'avanguardia. Con questa ambizione Paolo Bedin, in sintonia con il presidente Andrea Abodi, ha assunto da un paio di anni l'incarico di direttore generale della Serie B. L'obiettivo di traghettare la categoria verso nuovi modelli di business non sembra più così "avveniristico".   

Passi avanti sono stati compiuti, indubbiamente, ma c'è ancora tanto lavoro da fare. Quali sono, dottor Bedin, i fronti prioritari su cui vi state indirizzando?

Direi tre. Uno tecnico-sportivo, un altro, definiamolo di mass-marketing rivolto ai tifosi, e un terzo più propriamente economico-finanziario.

Cominciamo da quello tecnico-sportivo, allora. La Serie B ha storicamente rappresentato il bacino delle giovani promesse nel quale i club di serie A hanno pescato. Un ruolo che però è andato progressivamente smarrendosi. Il costo del lavoro poi nei 22 club di B, dalla stagione 2008/09 alla stagione 2010/2011, è cresciuto da 180 a 203 milioni.

Io però vorrei sottolineare quanto di buono è stato realizzato in questi ultimi due anni. L'età media dei  calciatori in B è scesa di due anni. I giovani giocano molto di più e basta guardare l'Under 21 composta per gran parte da "nostri" ragazzi. Il nostro modello di salary cap, per cui gli ingaggi non possono superare il 60% del reddito operativo delle società, ha indotto molti club più di recente ad abbassare i salari e a puntare con decisione sul ringiovanimento delle rose. E la nostra rappresentativa di Lega "B Italia", aperta agli Under 21 ancora fuori dal giro delle nazionali, offre un ulteriore spazio di visibilità ai più giovani.

 Passiamo al secondo punto. Lo spettacolo degli spalti semi-vuoti (che interessa anche la massima serie, a dire il vero) non è incoraggiante. Cosa fare contro la disaffezione crescente dei tifosi? Ha ancora senso immaginare uno spettacolo calcistico non schiacciato dalle esigenze televisive?  

Personalmente, ritengo di sì. Indispensabile è fidelizzare gli attuali tifosi e intercettarne di nuovi. Per questo mercoledì presenteremo mercoledì prossimo il progetto "Obiettivo pubblico". Ma è importante anche che le strutture siano riqualificate. Per raggiungere nuovi target di spettatori e dipendere meno dalle tv servono nuovi stadi. Per questo, consapevoli della difficoltà di questa fase economica, abbiamo lanciato il progetto "B Futura". Il progetto è a metà del guado. Lo presenteremo entro la fine di aprile. Possiamo dire però che tra tutti i sindaci che abbiamo incontrato ce ne sono 4-5 seriamente interessati, insieme alle società, ad ammodernare i propri impianti. Sappiamo che la buona volontà non basta e per questo abbiamo coinvolto partner istituzionali che ci sostengano in tutti gli step dei lavori, dallo studio di fattibilità alla finanziabilità dei progetti: Unioncamere , Anci, Ance, Finmeccanica e Credito Sportivo.

Serviranno risorse. Molte risorse. Il fatturato complessivo della Serie B nella stagione 2010/11 è stato pari a 335 milioni. Al netto delle plusvalenze (87 milioni) i ricavi sono stati pari a 248 milioni. Il fatturato medio per club è stato di 15 milioni. Queste le principali voci di entrata: i ricavi da stadio totali 18 milioni; ricavi da sponsor e attività commerciali 68,5 milioni; mentre dai diritti tv sono arrivati 40 milioni. Com'è possibile incrementare questo giro d'affari?

Per esempio, spingendo per la centralizzazione delle sponsorizzazioni o almeno per alcuni format di sponsorizzazione. A parte il rapporto consolidato con bwin, abbiamo un nuovo sponsor ufficiale come Mercedes e uno sponsor tecnico come Puma. Inoltre stiamo mettendo a punto altri due pacchetti. Già oggi, grazie a questa disponibilità dei club, incassiamo tre milioni di euro, una somma che prevedo di aumentare costantemente nei prossimi anni e che viene redistribuita con criteri meritocratici per il 50%. Un altro progetto importante che va sostenuto è quello della tv della serie B. Si tratta di un percorso innovativo che fa perno su una piattaforma tecnologia modernissima, il digitale terrestre di seconda generazione, dalle grandi potenzialità.

Qual è in definitiva il salto di qualità che dovete fare?

I club di B hanno capito che devono fare massa critica. Centomila abbonati, tre milioni di biglietti venduti con oltre 6mila spettatori medi in questa stagione, e un bacino potenziale di 15 milioni di persone nelle 20 province di riferimento: questi sono i numeri su cui occorre fare leva per crescere. E per la prima volta in questo triennio abbiamo venduto anche match di serie B all'estero, con un forte interesse, ci dicono, dal nord America e dall'Asia, per la nostra categoria. Insomma, c'è ancora tanta strada da fare, ma siamo fiduciosi.