Guai in vista per Platini: la grandeur di Psg e Monaco minaccia le regole auree del fair play finanziario

Nemo profeta in patria. Brocardo fin troppo noto. Ma come spiegarlo al presidente Uefa Michel Platini che proprio dalla grandeur di alcuni club francesi vede messe a repentaglio le regole auree del fair play finanziario? Dalla Francia arrivano, infatti, le maggiori minacce (Manchester City a parte) alla tenuta del nuovo sistema Uefa, una battaglia su cui Platini ha giocato tutto il prestigio del suo "regno" e il fallimento della quale potrebbe seriamente compromettere la sua candidatura al trono imperiale di Blatter.

Dal Psg al Monaco. Dopo le spese eccessive, visti i fatturati di partenza pari a poco più di 100 milioni di euro, del Paris Saint Germain acquisito dallo sceicco qatariota Al Thani, ora è la volta dello shopping allegro promesso e realizzato dal Monaco del magnate russo Dmitry Rybolovlev, appena promosso in Lingue 1. In pochi giorni il Monaco, allenato da Claudio Ranieri, ha messo sotto contratto la coppia di assi del Porto Moutinho e Rodriguez spendendo circa 70 milioni di euro e si appresta a fare altrettanto con la stella colombiana dell'Atletico Madrid Radamel Falcao, corteggiato da mezza Europa e finora bloccato da una clausola rescissoria di 60 milioni di euro.
E pare non sia finita qui. Alle porte del Principato monegasco ci sono l'ex difensore di Chelsea e Real Madrid Ricardo Carvalho e soprattutto il portiere del Barcellona per Victor Valdes. Gli investimenti sul mercato già si profilano superiori ai 150 milioni e potrebbero salire a 200 da qui a fine agosto. Cifre da far impallidire gli oltre 250 milioni spesi dai parigini ma in due stagioni.

Il "dumping fiscale". Senza contare la questione ingaggi. A parte i 10 milioni per Falcao, agli altri 4 neo tesserati dovrebbero andare almeno 20 milioni di euro a stagione. E qui si pone però un primo problema dovuto alla quasi assenza di imposte sulle persone fisiche che caratterizza l'ordinamento fiscale del Principato. Un problema già sollevato dalla Federazione francese che ha aperto un contenzioso con il Monaco modificando a marzo il regolamento della Ligue 1 con l'obiettivo di imporre a tutti i team iscritti alle competizioni transalpine di avere sede dalla stagione 2014/15 nel territorio francese pagando le imposte a Parigi (come già raccontato in un post dello scorso 14 maggio). A parte lo spauracchio della tassa Hollande (75% di aliquota per i redditi sopra un milione di euro), è evidente il vantaggio concorrenziale del club di Rybolovlev. I 30 milioni di ingaggi versati a Falcao, Moutinho, eccetera, a qualsiasi altra squadra francese (ed europea) costano sostanzialmente il doppio. Anche la Uefa dunque dovrà prendere posizione sull'argomento.

Fair play alla francese. Così come, ci si augura, dovrà far pesare l'incongruenza del comportamento del Monaco. Se il principio base del financial fair play è che si può spendere solo quanto si incassa non può essere accettabile che un club che fatturava al termine della stagione 2011/12 poco più di 21 milioni (7,5 dalle tv, 5,8 dagli sponsor, 0,4 dalle gare e 7,2 da "altre voci") e ne spendeva già 31 in ingaggi raggiungendo un perdita di appena 0,3 milioni solo grazie a operazioni straordinarie e che quest'anno potrebbe aver visto la situazione ancora peggiorare dati gli sforzi per ottenere la promozione, lanciarsi in questo tipo di spese.

Le ricche royalties del Psg. A metà maggio, peraltro, la società del presidente Al Khelaifi e lo sponsor Emirates hanno firmato un nuovo accordo. Al Psg andrà nei prossimi 5 anni una cifra complessiva di oltre 100 milioni di euro. Circa 20 milioni a stagione contro i 5 pagati finora. Il club parigino-qatariota starebbe inoltre trattando altre ricche sponsorizzazioni con Qatar Telecom e Qatar National Bank. Se la prima sembra accettabile e coerente con i valori del mercato, queste ultime, in particolare, dovranno essere però soppesate con i parametri del fair value.

La Lega transalpina. Certo è che per lo stesso Frédéric Thiriez, Presidente della Lega francese, che era intervenuto qualche mese fa a difesa del Psg e della mega-sponsorizzazione (retroattiva) da oltre 125 milioni a stagione dell'Ente del turismo del Qatar che ha permesso di chiudere il bilancio 2012 con un rosso di appena 5 milioni, a dispetto delle spese faraoniche, definendola "un contratto per lo sfruttamento dell'immagine che ha lo scopo di garantire, attraverso il Psg, la diffusione del Qatar nel mondo" e mettendo in guardia da Uefa dal bocciarlo ("Non bisogna che il fair play finanziario sia sfruttato al fine di conservare le posizioni acquisite e prevenire l'emergere di un club come il Psg"), la gestione politica di questa situazione si complica.